Zoonosi, ambiente e coronavirus

di Luca Giannecchini, Federico Losco, Matteo Paoli, Federico Pucci

   Che cos’è la zoonosi? In questo periodo di quarantena dettato dalla pandemia Covid19, si è sentito molto parlare di “zoonosi” ma questo termine non è chiaro a tutti. Nel seguente articolo verrà analizzato il concetto di zoonosi, la relazione con l’ambiente e le cause di questo evento.

   Con il termine zoonosi si intende qualunque malattia infettiva che viene trasmessa dagli animali all’uomo (antropozoonosi) o viceversa (zooantroponosi). La trasmissione della malattia infettiva (spesso originata da un virus) può avvenire in modo diretto (per contatto con la pelle, peli, uova, sangue o secrezioni) o indiretto (tramite altri organismi vettori o ingestione di alimenti infetti).

   La zoonosi è un caso particolare di Spillover, un processo grazie al quale un patogeno degli animali evolve e diventa in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi all’interno della specie umana. Nel caso dei virus, che sono i patogeni più comuni nelle zoonosi, si tratta sempre di un cambiamento genetico. I virus, mutando, possono acquisire nuove capacità, tra cui quella di produrre nuove versioni delle proteine del capside in grado di riconoscere cellule umane, penetrare in esse e replicarsi efficacemente. Accade più frequentemente nei virus a Rna, come i Coronavirus, che hanno in media un tasso di mutazione più elevato e possono quindi acquisire più facilmente la capacità di infettare le cellule umane.

   Il “salto di specie” avviene in genere a seguito di un contatto prolungato tra l’uomo e l’animale portatore del patogeno originale; i virus, infatti, possono effettuare vari tentativi di “salto” mutando casualmente. Più prolungata e ravvicinata è l’esposizione, più è statisticamente probabile che un virus muti in un ceppo nuovo in grado di infettare l’uomo.

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