E se in fondo Lucrezio avesse ragione sull’amore?

di Silvia Barsotti

Lucrezio, poeta e filosofo latino, nella sua opera De Rerum Natura parla di molti argomenti, tra cui l’amore. Egli ritiene che nella vita di ogni individuo sia necessario provare piacere, un piacere che però non implichi un dolore fisico o morale come invece accade la maggior parte delle volte. Questo perché la filosofia Epicurea ribadisce che l’uomo non si debba mai allontanare dall’atarassia: uno stato di perfetta tranquillità e serenità.

Questo vale anche nell’ambito amoroso: dobbiamo cercare di non permettere a nessuno di costituire un vincolo per noi stessi e soprattutto non bisogna mai far dipendere la nostra felicità da un’altra persona. Nel suo testo Lucrezio dice che siamo soliti essere attratti da ciò che ci uccide, questo perché tutto ciò che rappresenta un’attrazione, da parte nostra, rappresenta allo stesso tempo una debolezza, qualcosa che può privarci della nostra libertà individuale, così ricercata dagli Epicurei. Leggi tutto “E se in fondo Lucrezio avesse ragione sull’amore?”

Qualche consiglio per evitare che le coppie scoppino

di Aurora Massei

Gli uomini vengono da Marte le donne vengono da Venere è un saggio del 1992 scritto dallo psico sessuologo John Gray.  Prima di spiegarne il contenuto, vorrei però raccontare come sono arrivata a decidere di iniziarne la lettura, non essendo nemmeno presente nella lista di libri consigliati dal professore, e mai citato in classe.

Un freddo giorno di febbraio, tra fulmini e pioggia nella passeggiata di Viareggio, mi riparai sotto la tettoia della magnifica libreria della passeggiata, decidendo poi di addentrarmi tra le pile di libri di psicologia. Tra i tanti presenti, fui colpita dal titolo di questo libro, alquanto insolito, e mi misi a leggere qualche pagina ispirata dai titoli dei vari capitoli.

Uscii dalla biblioteca senza comprare il libro e finita la pioggia continuai la mia passeggiata. Qualche sera più tardi, nel salotto di casa mia, mi misi a frugare tra i libri di mia mamma e cosa trovai? Proprio quel libro, un po’ polveroso e lasciato alla ventiduesima pagina da mia mamma, che probabilmente non lo aveva trovato soddisfacente per i suoi gusti. Leggi tutto “Qualche consiglio per evitare che le coppie scoppino”

Fra sofferenza e amore… vince chi resta

di Sara Caliolo

   In uno dei suoi più celebri romanzi Dostoevskij scriveva che “la sofferenza (…) è una grande cosa” perché “nella sofferenza c’è un’idea” ed è proprio su questo concetto che l’autore si sofferma spesso a riflettere in Delitto e castigo. Proprio su questo, infatti, si basa il percorso esistenziale del protagonista Raskòlnikov che, dopo aver compiuto un primo premeditato omicidio e poi un imprevedibile secondo, si trova costretto a fare i conti con le conseguenze delle sue azioni, a scontare la pena per aver dato troppa fede al suo progetto ideale. Profondamente convinto di sé e delle sue capacità, egli matura, negli anni della sua gioventù, una singolare teoria filosofica: un solo il male può essere giustificato dalla garanzia di altre azioni buone future, specialmente se a compierlo è una persona che, così facendo, può garantire il bene comune. Premettendo ciò, quindi, anche un delitto può essere lecito se il movente è buono.

   Leggendo le prime pagine del libro sembra, insomma, un ragionamento quasi logico, seppur moralmente difficile da accettare: seguendo le descrizioni fornite da Dostoevskij, il lettore viene inconsapevolmente coinvolto, e in parte convinto, dalla mentalità del giovane Raskòlnikov, tant’è che a volte potrebbe addirittura pensare che questi, in fondo, un po’ di ragione ce l’abbia. Una sola vita in cambio di cento altre sicure potrebbe sembrare il giusto compromesso per arrivare ad una grande conclusione: c’è chi può farlo e chi, invece, non può essere coinvolto. Egli infatti sostiene che l’umanità sia suddivisibile in due specie: i “grandi uomini” come Napoleone, a cui è consentito agire al di sopra delle leggi morali in nome dei benefici che possono compiere e assicurare, e le persone comuni, che identifica metaforicamente come “pidocchi”, in quanto uomini insignificanti che possono solo obbedire alle leggi di chi comanda.

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Ronad Barthes e l’amore ai tempi del Simposio

di Alissa Piconcelli

   Roland Barthes è uno scrittore, critico letterario e saggista francese (1915-1980). Tra le opere più importanti ricordiamo Il grado zero della scrittura (1953), Miti d’oggi (1957) e La camera chiusa (1980). Frammenti di un discorso amoroso fu pubblicato nel 1977 con l’intento di rappresentare un manuale per gli innamorati.  Al suo interno si trovano molti riferimenti ad altri libri di altri autori, come I dolori del giovane Werther di Goethe, il Simposio di Platone, riferimenti a Nietzsche e Freud. Barthes sostiene che l’amore si manifesti attraverso il linguaggio e di conseguenza la caratteristica principale dell’innamorato è quella di parlare di continuo del sentimento che prova ma il linguaggio non può afferrare un sentimento del genere e ciò fa risultare il modo di esprimersi insufficiente.

   Barthes prende in esame delle parole che fanno riferimento alla sfera amorosa e le commenta, aggiungendo riferimenti agli altri autori. Uno spazio particolarmente notevole è dedicato –  dato che si parla di amore era inevitabile –  al Simposio di Platone.

  Questo brano parla del vestiario del soggetto e del modo in cui si prepara per vedere il suo amato:

   “Socrate: <<mi sono fatto bello, per andare bello da un bello.>> Io devo rassomigliare a chi amo. Io postulo (ed è questo ciò che mi delizia) una conformità di essenza fra l’altro e me. Immagine, imitazione: faccio il miglior numero possibile di cose come l’altro. Io voglio essere l’altro, voglio che lui sia me, come se noi fossimo uniti, rinchiusi nel medesimo sacco di pelle, giacché il vestito non è altro che il liscio involucro di quella materia coalescente di cui il mio Immaginario amoroso è fatto”. La parola di questo capitolo è abito, che ha il compito di suscitare un ricordo o un’emozione tramite la ricordanza del vestito indossato dal soggetto in occasione dell’incontro amoroso per sedurre l’amato. Socrate si era preparato per andare a cena a casa di Agatone, invitato a celebrare una vittoria. A chi non è mai capitato di vestirsi bene per un’occasione importante, come un appuntamento con la persona che ci piace? L’atto di curare la propria immagine è istintiva poiché si tende ad “entrare nell’occhio” di colui che ci piace e se si riesce nell’impresa, il fatto di vestirsi bene diverrà un’azione automatica.

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