Le ragazze romane in apnea

 

Lo scandalo delle baby squillo del 2013

di Rebecca Giusti

Inizia tutto nella capitale italiana circa otto anni fa. Piano piano, la storia viene fuori e diviene un fatto chiacchierato, discusso, su cui tutti riflettono, ma temo anche, terribilmente imitato da moltissime altre ragazze.

Lo scandalo dei Parioli è ancora oggi attualissimo, simboleggia una generazione cresciuta male, la gioventù bruciata del ventunesimo secolo. Sulla scia di “Bling Ring” e “I ragazzi dello zoo di Berlino”, queste due ragazze cresciute in un quartiere della Roma bene, che studiano rispettivamente al classico e ad un’altra scuola privata rinomata nella città, si spengono e decidono che la luce dell’infanzia ormai è da archiviare, non fa più per loro.

Prima della maggiore età, prima di sapere che cosa ne sarà della loro vita e del futuro che si prospetta davanti a loro, o di essere semplicemente anche solo più consce di sè stesse, cominciano a prostituirsi. Da marzo del 2013 (la più piccola delle due comincerà a svolgere lo stesso lavoro solo da maggio) fino all’inverno dello stesso anno, le due tirano su un impero basato su nomi fittizi e montagne di banconote, uno stipendio per un lavoro a tempo pieno. Leggi tutto “Le ragazze romane in apnea”

Un tunnel buio che esiste davvero

Le organizzazioni settarie in Italia

di Rebecca Giusti

Alcuni mesi fa lessi un libro intitolato “Nella Setta”. La copertina era sui toni dell’azzurro con il semplice titolo centrale, sembrava uno di quei racconti noiosi dove non succede niente per trecento pagine e quando lo chiudi tiri un sospiro di sollievo, perché dai, ti aspettavi di più dalla trama. Credo che questa sia stata una delle situazioni migliori per affermare con certezza che giudicare i romanzi dalla copertina lo fanno gli stupidi o le ragazzette annoiate (quando mi succede penso di trovarmi sempre in una delle due fasi).

In realtà infatti, il libro era di circa duecento pagine e la storia contenuta all’interno era una delle più rocambolesche che si possano immaginare (Indiana Jones versione articoli d’inchiesta e di denuncia). I due scrittori che hanno lavorato al romanzo per più di un anno hanno condotto ricerche su moltissime sette in Italia, viaggiando dal nord della penisola fino alle zone meridionali. Esponendosi costantemente al pericolo, sono riusciti a penetrare in moltissime di esse come falsi adepti e ad ottenere interviste crude, ma illuminanti, da coloro che sono riusciti ad uscirne, con gravi perdite o in situazioni disastrate. Leggi tutto “Un tunnel buio che esiste davvero”

Due poesie di Rebecca Giusti

Quello che raccontiamo

 

Poi tutto quello che raccontiamo

Alla gente

Dove va a finire quando

Non ci riconosciamo più

Ci si convince di no

E se ci si vede

si finge come dei ladri

di non sapere niente

di non capire più da che parte gira il mondo

si finge

per orgoglio, per egoismo, per terrore

di non aver mai amato

si urla: non t’ho mai amato

quando si fa ancora, un cattivo vizio

e il nostro io si rannicchia

dietro queste bugie calde, un caminetto tiepido

in cui possiamo stare fermi senza farci scoprire.

Si conoscono come noi stessi

le paure che divorano l’altro

ma decidiamo comunque di riassumere

queste dimenticanze fasulle

in un saluto smorto. Leggi tutto “Due poesie di Rebecca Giusti”

Vietato mangiare velocemente

di Rebecca Giusti

 

Vogliamo sempre avere il controllo su quello che succede. Vogliamo essere decisi, con quel modo di fare un po’ mieloso tipico delle persone che sanno in ogni occasione cosa vogliono, pettinati, muovere le mani e gesticolare in modo non troppo affannoso o concentrato, perché poi siamo ridicoli. Essere dolci, ma non troppo o in maniera affettata perché quest’atteggiamento potrebbe sfiorare pericolosamente l’essere stupidi, e noi non è che non vogliamo esserlo, ma è il non farlo credere agli altri, far intendere che siamo molto colti e preparati sempre e comunque a tutti, che ci sta a cuore.

Dobbiamo mangiare con calma perché sennò ci si brucia e non si mangia con foga, così come non si vive velocemente. Si aspetta che il piatto sia freddo come il marmo d’inverno, solo allora è possibile assaggiare senza nessun tipo di pericolo ciò che ci sta davanti, anche se forse si perde il sapore che doveva avere.

Richiede tempo staccarsi da questi concetti malati, forse alcuni non ci si staccano mai ed altri si illudono e basta di esserci riusciti. Penso però che vivere mangiando piatti freddi, controllare le mani quando si parla e il miele nella voce, che infastidisce quasi impercettibilmente l’ascoltatore, come se non capisse se ammira la persona convinta che gli sta davanti o lo detesta, non facciano per tutti. Non serve, è sforzo inutile cercare di essere qualcuno che non si è mai stati. Per capire che non lo siamo è semplicemente necessario provare ad esserlo e poi accorgersi che forse non faceva per noi, noi siamo altro e siamo liberi. Siamo liberi.