Due poesie di Rebecca Giusti1 min read

Quello che raccontiamo

 

Poi tutto quello che raccontiamo

Alla gente

Dove va a finire quando

Non ci riconosciamo più

Ci si convince di no

E se ci si vede

si finge come dei ladri

di non sapere niente

di non capire più da che parte gira il mondo

si finge

per orgoglio, per egoismo, per terrore

di non aver mai amato

si urla: non t’ho mai amato

quando si fa ancora, un cattivo vizio

e il nostro io si rannicchia

dietro queste bugie calde, un caminetto tiepido

in cui possiamo stare fermi senza farci scoprire.

Si conoscono come noi stessi

le paure che divorano l’altro

ma decidiamo comunque di riassumere

queste dimenticanze fasulle

in un saluto smorto.

La solitudine della candela

 

Lo so cosa pensi di me

Ma non lo dire a voce alta

Potrei piangere e farmi colare come una candela morta

Spezzata, rotta,

potrei dondolare le gambe fino a cadere di proposito

dentro una buca colma di indifferenza,

Farei a brandelli ciò che sono

Solo per provare ad essere inverno

Per te.

 

 

 

 

 

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