Un tunnel buio che esiste davvero3 min read

Le organizzazioni settarie in Italia

di Rebecca Giusti

Alcuni mesi fa lessi un libro intitolato “Nella Setta”. La copertina era sui toni dell’azzurro con il semplice titolo centrale, sembrava uno di quei racconti noiosi dove non succede niente per trecento pagine e quando lo chiudi tiri un sospiro di sollievo, perché dai, ti aspettavi di più dalla trama. Credo che questa sia stata una delle situazioni migliori per affermare con certezza che giudicare i romanzi dalla copertina lo fanno gli stupidi o le ragazzette annoiate (quando mi succede penso di trovarmi sempre in una delle due fasi).

In realtà infatti, il libro era di circa duecento pagine e la storia contenuta all’interno era una delle più rocambolesche che si possano immaginare (Indiana Jones versione articoli d’inchiesta e di denuncia). I due scrittori che hanno lavorato al romanzo per più di un anno hanno condotto ricerche su moltissime sette in Italia, viaggiando dal nord della penisola fino alle zone meridionali. Esponendosi costantemente al pericolo, sono riusciti a penetrare in moltissime di esse come falsi adepti e ad ottenere interviste crude, ma illuminanti, da coloro che sono riusciti ad uscirne, con gravi perdite o in situazioni disastrate.

Queste realtà spaziano in moltissimi ambiti, da associazioni che promuovono diete dimagranti estreme per ridurre i membri del gruppo settario a una totale dipendenza fisica e psicologica, fino a organizzazioni più subdole, che agiscono sulla mente e sulla psiche delle persone più fragili per indurle a dedicare anima e corpo a quest’unione di persone falsa, che in realtà mira solo al denaro o allo sfruttamento del singolo individuo.

La verità è che questi gruppi sono ovunque. Mentre l’immaginario collettivo tende ancora a collocare la parola “setta” in film in bianco e nero con vecchi attori, che parlano di organizzazioni segrete e spie, oppure in realtà molto diverse e lontane dalla nostra, queste situazioni sono più diffuse nel territorio di quanto si pensi. Nel 2015 nel nostro paese si contano circa 500 di questi movimenti, ma il numero preciso di persone che sono rimaste lese, gravemente danneggiate, hanno partecipato con frequenza per un periodo della vita ad incontri settari o solo sentito parlare di alcune di esse, è impossibile da ricavare.

La parola “setta” letteralmente deriva da due termini di origine latina: “secta” (seguire una via, direzione), e quello della parola “secare” (tagliare). Un gruppo di questo tipo segue le indicazioni e i meccanismi di una dottrina di tipo filosofico o morale, ma si occupa anche di estromettere i membri della setta dal mondo esterno, costringendoli a vivere una vita separati da ciò che fa bene al loro cuore, che rincuora lo spirito, per indurli a vivere in una condizione di sudditanza e alienazione da ciò che è vero.

Ad oggi in Italia contiamo sulla presenza dell’AIVS (associazione italiana vittime sette) e dagli anni ottanta è stato introdotto il reato di plagio all’interno dello stato. Malgrado questi notevoli miglioramenti che dimostrano l’interesse statale a prendere in considerazione la vita degli adepti finiti in questo tunnel di buio, da cui è impossibile vedere chiaramente l’esterno, ci sono ancora tanti passi in avanti da compiere. Infatti, molte volte è stato cercato di portare avanti l’approvazione di leggi sulla manipolazione mentale, ma in questo verso siamo ancora statici in Italia.

Quello che può sicuramente alleviare la gravità del fenomeno è parlarne.  Parlarne con tutti, documentarsi, leggere fatti e ascoltare ciò che ha da dire chi ha vissuto queste realtà: i gruppi settari non si trovano solo accostati alla parola “massoneria” nei libri. Grazie agli scrittori del romanzo che ho letto (Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni), per aver reso possibile la diffusione dell’informazione al riguardo, aver rischiato un sacco per tutti noi ogni giorno nella stesura del testo e per averlo fatto in maniera così coinvolgente: nonostante la mia predisposizione iniziale da ragazzina piena di giudizi, anche la grafica della copertina, nonostante le mie superficiali remore, non si meritava affatto i dubbi sorti sull’interno del libro.

 

 

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