Il mio amico Federico

di Michele Puccini

Migliaia di volte ci è capitato di approcciarci a temi complessi e situazioni che ci appaiono molto più grandi di noi, ma spesso essi sono più semplici di quanto non sembrino, infatti basterebbe semplicemente una lettura in chiave storica degli eventi per riuscire a risolverli e gestirli in modo consapevole. L’uomo ha sempre avuto il desiderio di dominare la storia e di essere ricordato in maniera indelebile all’interno di essa. Molti sono i modi in cui si è cercato di farlo: conseguendo grandi successi militari oppure realizzando nuove scoperte, ma anche distinguendosi per le proprie doti umane e morali,restando così impressi nella memoria collettiva per la persona che si è stati. Molto spesso non sono i grandi della storia che influenzano il nostro privato o le nostre decisioni: sono molto più potenti per incoraggiarci, o anche per abbatterci, le parole di un genitore o di un nonno, magari anche di una “guida spirituale” o di un Professore. Noi ragazzi, in particolare, passiamo a scuola la maggior parte del nostro tempo ed è inevitabile trovare delle figure che per noi diventano “di riferimento”, a cui ci ispiriamo e che vorremmo, in futuro, imitare per caratteristiche e qualità.È proprio il desiderio di cui ho parlato prima, di stare ancora un po’ più a lungo con i propri Cari, anche se questi non ci sono più oppure di fermarsi e di restare più tempo con chi pensiamo che stia per lasciarci che ci spinge a tenere lettere, fotografie, ritagli di giornale, album e libri come ricordi indelebili all’interno di una capsula del tempo come ricordi di una “memoria comune”. Leggi tutto “Il mio amico Federico”

Dialogo sopra i sistemi della vita e della morte.

di Michel Puccini

Una cosa che accomuna e ha avvicinato tutti gli uomini nel corso della storia è proprio il desiderio di vivere pienamente liberi e lontani da quelle imposizioni che ne minavano la possibilità di agire. Nonostante ciò, l’uomo ha accettato delle condizioni, anche a discapito del proprio “io”, per mettere davanti la collettività e rientrare in un disegno di leggi volute dalla civiltà a cui apparteneva. Talvolta queste leggi si sono però rivelate ingiuste, improduttive, se non addirittura dannose per la società stessa. Eppure valori come la schiavitù, le discriminazioni o le separazioni di classe sono stati per moltissimo tempo valori portanti della nostra cultura. Tra tutti i diritti di cui l’uomo dispone secondo il liberalismo quello principe è proprio la vita. Essa ci permette di rimodellare il mondo circostante e di diventare artefici del nostro destino.

Ma la vita è davvero un diritto universale?

Molti sono i testi all’interno della storia in cui la vita dei cittadini non viene messa sullo stesso piano bensì vengono assegnati premi o punizioni differenti in base alla classe sociale a cui si apparteneva. Nemmeno la famosa “legge del taglione” del Codice di Hammurabi, conosciuta per antonomasia per infliggere una punizione pari all’offesa secondo il principio “occhio per occhio, dente per dente”, era uguale per tutti e consentiva di applicare la pena di morte nei confronti di un omicida solo se la vittima uccisa era un uomo libero, appartenente almeno alla sua stessa classe sociale o superiore. Leggi tutto “Dialogo sopra i sistemi della vita e della morte.”

Sei mia sorella

di Lisabetta Raffaetà

La panchina su cui stiamo è fredda e scomoda, intorno a noi un materasso di foglie di platano sembra chiamarci a giocare come ormai i grandi non fanno più. Da piccole nel nostro giardino c’era un acero ed in autunno ti rincorrevo sul suo tappeto rosso. I tuoi piedini veloci e inquieti affondavano sulle foglie ormai secche e scricchiolanti sotto il tuo piccolo corpo. Io speravo che ti cedesse una caviglia, che cadessi sbucciandoti le ginocchia. Avevo quattro anni quando sei arrivata e ti sei presa tutto. Mamma, papà, l’altalena, le passeggiate con la nonna, tutto quello che prima era mio.  Sorrido, sono ricordi, ora sono solo lontani ricordi.

Mi giro, ti guardo seduta su questa panchina grigia, in un grigio giorno d’autunno ed anche il tuo volto è grigio, quasi livido direi. Sulle guance scavate dalla vita si incollano ciocche di capelli castani, sfibrati opachi, i tuoi meravigliosi occhi sembrano ora aver persino cambiato colore , non più verdi  ma plumbei , grigi come uno stagno profondo dove anneghi ogni giorno. I tuoi abiti odorano di sudore e tabacco stantio, non hai più voglia di lavarti, lei è tornata …l’angoscia, la morte, l’Alcol… Leggi tutto “Sei mia sorella”

Perché il giornale

di Abramo Matteoli*

Chi di noi riesce sempre a viver bene? Scossi dal verso contorto della voce interiore, appesantiti dall’aria stantia del quotidiano nervoso, redarguiti da desideri distanti e speranze tradite. Schiacciati, con incertezza di noi, nell’immensità del cosmo, dall’assurdo esistenziale del vero.

I giorni dell’umano pensante sono tortuose avventure di resilienza. Sono spietata ed incessabile guerra contro spaventosi avversari psicologici. Parassiti mentali della nostra quiete lontana.

Battaglie di questo genere le combattiamo in molti. Spesso rispettosi del silenzio imposto dal pudore della nostra interiorità. Ci accingiamo con forza a compiere il dovuto compito per il giorno che viene, rispettando gli appuntamenti e seguendo il copione. Sconfiggiamo la fastidiosa presenza dei sentimenti più forti, con l’inaugurazione del vuoto interiore e con l’indifferenza.

Le pulsioni che fastidiano il quieto scorrere dei nostri giorni si vedono affogate dal fortissimo clamore del nostro determinato trantran. Ci salviamo dall’affanno di noi stessi evitando di sentirlo. Se ho troppo da fare, non dovrò fronteggiare il dolore. Se ho troppo da fare, non ho tempo per altro. Se ho troppo da fare, non esiste nient’altro. Leggi tutto “Perché il giornale”