Riscoprire la felicità

di Elisa Triani

“La maggior parte delle persone, pur non sapendolo, sono addormentate”. Questa è una delle frasi con cui si apre il libro Messaggio per un’aquila che si crede un pollo (Pickwick, 1995) di Anthony de Mello, un filosofo e gesuita conosciuto per i libri in cui esprime, con un umorismo coinvolgente, un’immancabile gioia di vivere. Una simile affermazione può far sorgere delle domande: Addormentate? In che senso addormentate? Stiamo forse dormendo senza rendercene conto? E se davvero stiamo dormendo, come facciamo a svegliarci?

Questi dubbi trovano risposta nel corso della lettura del libro, il cui titolo in lingua originale, Awareness, rende forse meglio l’idea del suo contenuto. Già nel primo capitolo ci viene spiegato, anche se molto vagamente (verrà poi approfondito in seguito), cosa si intende per “risveglio”. Con questo termine ci si riferisce al risveglio spirituale, a quel risveglio dell’anima che comporta la ricerca della felicità dentro se stessi.

La vista, la veglia sono ostacolate dalla creazione di un muro di illusioni create dalla propria mente per mezzo delle idee che la società ci trasmette sin da piccoli, ovvero la ricerca dell’approvazione, della stima, del successo, dell’accettazione, della popolarità, di giudizi e pregiudizi sulla base dei quali siamo stati abituati a vivere. Un altro dei mattoni che formano questo muro è il “desiderio”, senza la realizzazione del quale ci neghiamo la felicità. Mettiamo che io abbia un desiderio e voglia che si realizzi con tutta me stessa; a questo punto mi dico: “fino a che questo non accadrà, senza questo, non posso essere felice”. Sto creando un ostacolo, una condizione alla mia felicità. Se questo è il caso, anche se il desiderio in questione si realizzerà, mi sentirò appagato e felice solo per un certo periodo di tempo. Dopoché me ne dimenticherò, sprofondando nuovamente in uno stato di insoddisfazione per poi buttarmi su un altro desiderio. Capite quanto questo suoni sbagliato? Eppure è quello che facciamo. Leggi tutto “Riscoprire la felicità”

Yun Dong Ju

Un poeta per la libertà

di Rebecca Giusti

Questa parola difficile da pronunciare per noi occidentali è stato in realtà il nome di un poeta coreano. Non si sa molto sulla sua vita, tanto che su Wikipedia gli è stato dedicato un breve trafiletto di una pagina, con tutte le informazioni che racchiude l’immensa vita caleidoscopica di un uomo. Da una foto in bianco e nero che ho trovato di lui, si vede un volto perfettamente ovale con due minuscoli occhi incastonati all’interno che fissano chiunque gli stia davanti. Accenna un mezzo sorriso, ma ha l’aria di una persona di cui ti fideresti. Sembra calmo, pervaso dal benessere in quello scatto. Ha lo stesso viso dei nonni quando vedono i loro nipotini dopo qualche mese e pensano a quanto sono cresciuti quelle creature che solo poco tempo prima gli traballavano al ginocchio.

Questo personaggio, suppongo alquanto sconosciuto in quest’ala ridotta del mondo in cui ci troviamo, è invece inciso nella memoria di tutti i coreani, piccoli, medi, bruni, con gli occhi azzurri o le lentiggini. È stato un grande uomo, poeta, e una persona, a mio modesto parere e con la mia conoscenza ridotta della persona reale, affidabile, eccessivamente buono e abbastanza timido inizialmente, taciturno la maggior parte delle volte. Naturalmente ognuno si può creare la propria immagine di Dong Ju guardando la sua foto sul web, ma a me piace credere che lui si stato così. Leggi tutto “Yun Dong Ju”

Bambini al mare

Un estratto di un brano scritto da Giulia Corona, in arte Sadzylla

di Rebecca Giusti

Oggi ho letto un testo bellissimo di una ragazza che non conosco, ma si sa come vanno queste cose, lei lo pubblica su internet e tu sbirciando qua e là cosa fa Tizio, che dolce ha preparato Caio per il suo diciannovesimo compleanno, dove si è sposata la zia di tua cugina, vedi anche dei pezzi, delle frasi, delle poesie sperse nel mucchio che brillano come fari. È successo come avviene per i tuffi: prima ti annoi, vorresti solo fare il morto a largo senza che qualche bambino stupido (definito tale solo perché in quel preciso istante ti sta infastidendo) ti giochi intorno con eccessiva esuberanza, tipica dei bambini stupidi al mare. Poi però ti guardi intorno e vedi che un ragazzetto un po’ più lontano dalla tua sagoma statica a mollo si sta gettando con urli che rimbombano nell’aria pesante dentro l’acqua gelata. A quel punto pensi: Mi sono rotta di stare inzuppata in quest’acqua fredda senza provare anch’io a gettarmi da lassù, mamma io vado, torno dopo, ciao. Una volta fatto il primo, si fa poi il secondo, il terzo e così via fino a quando le nonne non cominciano a chiamare, con voci divenute troppo acute man mano che la loro età avanzava, i loro nipotini stupidi che sguazzano vicino al bagno asciuga. Ti è così piaciuto quel momento dove ti libravi a mezz’aria, come se non pesassi, come se l’aria non ti spingesse verso la coperta blu che danzava sotto ai tuoi piedi, ma verso il cielo, che ne parli tutto il giorno. Mamma non puoi capire quando racconterò a Filippo di questi tuffi! Babbo mi hai visto quando mi lanciavo?! Menomale non ho pestato quel sasso appuntito, stavo quasi per scivolare! Non parli d’altro, il ricordo di quell’esile salto ti perseguiterà per non più di un giorno, poi lascerà spazio a nuove nuotate e racconti ritenuti di vitale importanza, ma destinati ad essere a breve termine anche loro. Per quel giorno però, ciò che hai fatto ti scaverà dentro un buco, una caverna sicura dove accoccolarsi sul tuo cuore ed abbracciarlo lentamente, come un’ape che risucchia piano piano il polline da un bocciolo appena nato. Così hanno fatto con me le frasi di questa ragazza, mi si sono addormentate dentro ed in un ventoso pomeriggio di ottobre in cui non sapevo che fare nella pausa dallo studio, mi hanno fatto compagnia. Giulia (così si chiama l’autrice) dedica poche righe, sotto forma di flusso di coscienza, alla ragazzina piccola che era stata, con un tono di sincerità che fa arrendere davanti al passare degli anni e un sorriso dolceamaro che si legge fra le righe. Leggi tutto “Bambini al mare”