Riscoprire la felicità8 min read

di Elisa Triani

“La maggior parte delle persone, pur non sapendolo, sono addormentate”. Questa è una delle frasi con cui si apre il libro Messaggio per un’aquila che si crede un pollo (Pickwick, 1995) di Anthony de Mello, un filosofo e gesuita conosciuto per i libri in cui esprime, con un umorismo coinvolgente, un’immancabile gioia di vivere. Una simile affermazione può far sorgere delle domande: Addormentate? In che senso addormentate? Stiamo forse dormendo senza rendercene conto? E se davvero stiamo dormendo, come facciamo a svegliarci?

Questi dubbi trovano risposta nel corso della lettura del libro, il cui titolo in lingua originale, Awareness, rende forse meglio l’idea del suo contenuto. Già nel primo capitolo ci viene spiegato, anche se molto vagamente (verrà poi approfondito in seguito), cosa si intende per “risveglio”. Con questo termine ci si riferisce al risveglio spirituale, a quel risveglio dell’anima che comporta la ricerca della felicità dentro se stessi.

La vista, la veglia sono ostacolate dalla creazione di un muro di illusioni create dalla propria mente per mezzo delle idee che la società ci trasmette sin da piccoli, ovvero la ricerca dell’approvazione, della stima, del successo, dell’accettazione, della popolarità, di giudizi e pregiudizi sulla base dei quali siamo stati abituati a vivere. Un altro dei mattoni che formano questo muro è il “desiderio”, senza la realizzazione del quale ci neghiamo la felicità. Mettiamo che io abbia un desiderio e voglia che si realizzi con tutta me stessa; a questo punto mi dico: “fino a che questo non accadrà, senza questo, non posso essere felice”. Sto creando un ostacolo, una condizione alla mia felicità. Se questo è il caso, anche se il desiderio in questione si realizzerà, mi sentirò appagato e felice solo per un certo periodo di tempo. Dopoché me ne dimenticherò, sprofondando nuovamente in uno stato di insoddisfazione per poi buttarmi su un altro desiderio. Capite quanto questo suoni sbagliato? Eppure è quello che facciamo.

Secondo Antony De Mello ciò che dovremmo imparare a dire è invece: “il mio desiderio è questo, ma sarò felice a prescindere dal fatto che si realizzi o no”. Perché la felicità non la si trova né nelle cose, né nelle persone, né in qualunque altro posto al di fuori di noi stessi. La felicità risiede, infatti, dentro ognuno di noi, e per provarla non dobbiamo far altro che liberarci da illusioni e desideri condizionanti. Solo allora raggiungeremo quel senso di benessere e di pace che non svanirà in nessun momento: nemmeno quando saremo immersi nella solitudine, nemmeno quando ci accadrà qualcosa di apparentemente brutto. Questo perché, trovando la felicità dentro noi stessi, capiremo che ogni cosa che ci accade, bella o brutta che sia, ci accade per un motivo, per spingerci a fare la scelta giusta per noi.

La sofferenza e il dolore giocano infatti un ruolo importantissimo nello svegliarsi: sono la nostra sveglia. Se imparassimo a tener conto di questa sveglia, non continuerebbe a suonare e risuonare ogni cinque minuti, e se al suo squillo ci alzassimo, senza rimanere a dormire, scopriremmo tutto il bello che c’è intorno a noi e tutto il bello della vita. Ma se ci rimettiamo a dormire, ignorando invece questi avvertimenti, continueremo a vivere nei nostri sogni e nelle nostre illusioni, senza mai aprire gli occhi e assaporare la realtà. Ma la realtà fa paura, vedere fa paura. Non vogliamo vedere perché se lo facessimo rischieremmo di cambiare. E il cambiamento è la cosa di cui l’uomo ha più timore, perché abbandonare la comfort zone significherebbe ripartire da zero, perdere tutto ciò che ci è noto. Se la vita non ci soddisfa e vogliamo provare a cambiare, la prima cosa da fare è guardare le cose da un nuovo punto di vista. Solo allora si verificherà un miglioramento, perché “siamo circondati di gioia e felicità, ma la maggior parte delle persone non ne ha la più pallida idea”.

Un altro tema fondamentale è quello del presente. Vivere nel presente. Siamo abituati a pensare al futuro, tutti i giorni, almeno una volta al giorno, ci chiediamo: “cosa farò dopo?”. Siamo proiettati verso qualcosa che essenzialmente non esiste: il futuro è solo un’idea, una supposizione. Nessuno sa veramente cosa può accadere da un momento all’altro. Vivere pensando continuamente al dopo, equivale a vivere in un’illusione creata dalla propria mente. Questo non ci permette di vivere il momento presente, il “qui e ora”, e goderci l’attimo.

L’altro blocco è quello del passato. Quello che ci fa pensare e ripensare ad un avvenimento già accaduto, dimenticandoci ancora una volta di vivere l’attimo presente. Dobbiamo capire che anche il passato, come il futuro, non ha importanza. L’unico ad esistere è il presente, l’attimo in cui ci troviamo, e imparando a viverlo appieno, lasciando da parte le illusioni del passato e del futuro, ci ritroveremmo improvvisamente in uno stato di pace e tranquillità che ci renderà leggeri, come se ci fossimo appena liberati di un grosso peso, che portavamo sulle spalle da talmente tanto tempo da esserci dimenticati la sensazione di vivere senza. Quando si è compreso questo, il prossimo passo è l’autosservazione: guardare dentro se stessi, osservare tutto quello che ci accade, sia all’esterno che all’interno, come un estraneo, senza giudizi personali, giustificazioni o soggettività. Solo così sarà possibile scoprire ciò che c’è di sbagliato in noi. Eseguendo questo, ci ritroveremo ad osservare anche i nostri sentimenti negativi, o per meglio dire le nostre reazioni negative agli eventi esterni. Questi si riflettono sulla realtà nel bisogno di cambiare l’altro o la realtà stessa. Al contrario, ciò che c’è da capire è che questi sentimenti hanno sede dentro di noi: quello che bisogna cambiare, non è il mondo esterno, ma siamo noi. È qualcosa dentro di noi che necessita un cambiamento.

Se si desidera liberarsi di questi sentimenti, la prima cosa da fare è risalire alla causa, che è sempre la paura, la quale, a sua volta, genera rabbia, ansia, angoscia. Una volta diventati consapevoli della causa della propria paura, il secondo passo è non identificarsi con il sentimento. Quando ci sentiamo giù, la prima cosa che diciamo a noi stessi o agli altri è: “oggi sono triste”. Così ci si identifica con il sentimento. Dire questo equivale a dire: “la mia natura è quella di essere triste”. E invece non è così, anzi, è completamente il contrario: la nostra natura, la natura umana è la felicità, la gioia, la serenità. Per questo, per non identificarsi, bisognerebbe affermare: “oggi mi sento triste”. In questo modo, usando la parola “sento” al posto di “sono”, ci distacchiamo dal sentimento, e questo svanirà da solo.

Le aspettative che poniamo sulle persone che ci circondano, se non vengono soddisfatte, portano a rabbia, dolore, delusione. Il nostro obbiettivo dovrebbe essere, quindi, liberarcene. Come? Aprendo gli occhi alla realtà. Imparando a vedere le persone e le cose per come sono veramente, eliminando i filtri delle nostre idee, senza aspettative o pretese nei confronti di niente o nessuno. In questo modo, la nostra serenità non dipenderà da nulla e nessuno, perché non pretendendo più nulla da nessuno per la nostra soddisfazione personale, anche le nostre relazioni saranno più sciolte, limpide e sane. Inoltre a nostra volta non ci porteremo dietro il peso di dover soddisfare ad ogni costo le aspettative che gli altri avranno su di noi. Saremo completamente liberi e indipendenti dal nostro giudizio e da quello altrui.

“Quando eravamo bambini, siamo stati educati ad aver bisogno delle persone per essere accettati, applauditi e approvati. Sono tutte convinzioni, eppure le trattiamo come se facessero parte della realtà stessa. […] Voi non siete OK, e non siete non OK. Siete voi e basta”. Per essere liberi è necessario liberarsi di tutte le etichette, sia quelle che ci attribuiscono gli altri, sia quelle che ci attribuiamo noi, sia quelle che noi attribuiamo agli altri. Le etichette sono immagini di una certa cosa o persona che un’altra si dipinge nella mente. Perciò, perché ci dovrebbero influenzare? Perché dovrebbero influire sulla nostra felicità e sulla nostra serenità? Perché quello che accade nella mente di altri ci dovrebbe turbare? Proviamo a dare delle risposte a queste domande e scopriremo che nulla di tutto ciò ha veramente importanza.

“L’amore vero esclude la paura, dove c’è amore non ci sono pretese, aspettative o dipendenza”. Dipendere da un’altra persona psicologicamente significa riporre la propria felicità in qualcun altro. Si usa dire che l’amore è cieco. Non è così: niente ha la vista più acuta del vero amore, chi ama vede l’altra persona per quello che veramente è. Chi ama è sveglio. È la dipendenza ad essere cieca. “Un cuore innamorato è morbido e sensibile, è quando si vuole assolutamente qualcosa che si diventa duri, spietati e insensibili”.

Si scopre quanto è bella la solitudine solo quando si smette di essere dipendenti. Godere della compagnia altrui è bellissimo solo quando non c’è di mezzo la dipendenza, altrimenti la gioia della compagnia diventa paura e ansia di perdere l’altro o una serie di aspettative e pretese che portano a delusione e tristezza. Dobbiamo liberarci dai vincoli perché distruggono la capacità di amare.

Non capiremo mai noi stessi se il nostro scopo è cambiare. Per raggiungere un cambiamento è necessario lasciarsi andare, capire e osservare se stessi, smettere di prendere sul serio le etichette e diventare consapevoli delle proprie emozioni. Il cambiamento si verificherà quando sarà il momento, non bisogna forzare nulla. Ciò che deve essere sarà. Nel momento in cui diventiamo consapevoli ci accadranno una cosa dopo l’altra nel momento più giusto e tutto sembrerà più luminoso.

 

 

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