25 Novembre4 min read

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

di Lisabetta Raffaetà

Il 7 dicembre 1999 l’Assemblea generale dell’ONU ha istituito la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne , una ricorrenza nata proprio per promuovere la cultura del rispetto, l’emancipazione femminile e, naturalmente, la lotta ai maltrattamenti e al femminicidio.

La data è stata scelta dalle Nazioni Unite per commemorare tre sorelle: Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal. Queste tre donne furono coraggiose attiviste che alla fine degli anni Cinquanta si erano opposte al regime del dittatore dell’odierna Repubblica Dominicana contro Rafael Leónidas Trujillo.

Il 25 novembre del 1960 le tre sorelle si stavano recando in carcere per far visita ai loro mariti, prigionieri politici proprio perché in aperto contrasto con il regime, ma lungo la strada alcuni agenti del Governo le arrestarono e le trascinarono in una località segreta. Lì le “tre farfalle”, questo era il loro nome in codice durante le attività clandestine, vennero torturate, stuprate e uccise. Dopo il brutale crimine, la polizia cercò di simulare un incidente, ma il popolo scoprì presto la verità e quell’episodio contribuì ad accendere la miccia della rabbia che nel giro di un anno avrebbe portato al crollo della feroce dittatura.

Belgica Adele, sorella della vittima dedicò la propria vita al ricordo e alla commemorazione di questo tragico evento che alla fine venne scelto come simbolo per la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne. Il 25 novembre  è  una ricorrenza che vuole promuovere la cultura del rispetto, l’emancipazione femminile e, naturalmente, la lotta ai maltrattamenti e al femminicidio.

 Il rispetto per la donna e per la vita in generale deve essere un principio fondamentale per qualsiasi società.”

    Questa frase può sembrare tanto ovvia, tanto scontata ma ancora oggi, scrittori, intellettuali e giornalisti si sentono in dovere di scriverlo perché niente è così scontato niente purtroppo è così ovvio anche in quei territori che ormai da secoli sono definiti civili.

Sono troppi gli eventi di violenza che si registrano ancora oggi, sono anni che nei TG sentiamo parlare di femminicidi, nel 2021 solo in Italia, su 119 omicidi, 104 vittime sono donne.

Troppe donne vivono nel terrore, oppresse da famiglie o figure maschili autoritarie che impediscono loro di essere libere. Quanti anni ancora devono passare perché la parola rispetto non sia più soltanto una parola ma un modus vivendi, quante vittime si devono ancora immolare sull’altare dell’oppressione?

Nella mia mente risuonano chiare le parole della poetessa Alda Merini, donna che in prima persona il sistema familiare ha cercato di schiacciare e che per tutta la vita ha portato nell’anima e nella mente le cicatrici del manicomio.

 

Siamo state amate e odiate,

adorate e rinnegate,

baciate e uccise,

solo perché donne.

        

     Ed allora scrittrici, poetesse, donne e ragazze di tutto il mondo alzate il vostro canto, sciogliete i nodi della vostra vita, liberatevi dalle vostre paure, siate artefici del vostro futuro.

Donne, abbiate il coraggio di indossare quelle scarpe rosse che tenete nascoste negli armadi per cavalcare il vostro sogno di libertà e rispetto. Io sono solo una giovane adolescente di sedici anni e fortunatamente non sono mai stata sfiorata dal terrore e dalla paura della violenza; pensare a queste situazioni così lontane dalla mia realtà, mi è molto difficile, anche se nel mio cuore ogni volta che si parla di violenza sulle donne, un senso di oppressione e di angoscia mi prende inesorabile.

Oggi 25 novembre sono qui di fronte a questo foglio bianco, e con la mente provo ad immedesimarmi nella figura di una giovane donna, di una ragazza o di una qualsiasi persona che ha subito dei soprusi.

Così adesso chiudo gli occhi e lascio parlare il cuore con una poesia…

La palude della violenza

 

Come nave che affonda

negli abissi della notte,

così, il mio cuore,

affonda nel terrore delle tenebre.

 

Chiudo gli occhi,

ma la mente vede,

il cuore sente,

l’anima si sgretola.

 

Dalla palude dell’odio

riaffiora l’angoscia,

dalla palude del dolore

riaffiora la rabbia,

dalla palude della violenza

riaffiora solo sporca violenza.

 

Piango

piango e tremo ore ed ore nel cuore della notte,

perché la notte

ha il volto del carnefice

la voce roca dell’orco,

il ghigno indelebile del male.

 

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