Non solo canzoni, ma opere musicali

di Sara Caliolo

  Fabrizio Cristiano De André, noto semplicemente come Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 a Pegli (Genova) da Luisa Amerio e Giuseppe De André, professore in alcuni istituti privati. Faber (così lo ha soprannominato Paolo Villaggio, uno dei suoi più cari amici) è stato uno dei più grandi cantautori italiani di tutti i tempi: ribelle, coraggioso e sincero, egli ha scritto testi di grandissimo valore, guadagnandosi il riconoscimento di “poeta’’ da parte della critica letteraria italiana.                            

   Le sue canzoni, infatti, sono da sempre considerate poesia e il paragone a questa non è esagerato: esse sono state inserite in varie antologie scolastiche di letteratura già dai primi anni settanta e sono, ancora oggi, un classico esempio di struttura poetica; la forma espressiva utilizzata da De Andrè è tipica dei poeti: leggendo i suoi brani si può, infatti, notare la frequente comparsa di enjambements, rime, assonanze, allitterazioni, onomatopee, similitudini e metafore, ritmi e pause particolari. Non a caso, inoltre, De Andrè è l’artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco e la sua popolarità a livello artistico ha spinto alcune istituzioni, dopo la sua morte, a dedicargli vie, monumenti, piazze, parchi, biblioteche e scuole.

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Qualche ricetta per conquistare la felicità

Immagine da Wikimedia Commons. CC0

Ovvero, i suggerimenti di Bertrand Russell per liberarsi dell’infelicità

di Chiara Bertani

   Bertrand Russell (1872-1970) fu matematico, filosofo, uno dei più grandi esponenti del pacifismo del ventesimo secolo e vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1950. Uno dei suoi scritti più importanti è La conquista della felicità (trad. it TEA libri, 2018), che ha lo scopo di aiutare i lettori a liberarsi della loro infelicità. Infatti Bertrand Russell sa benissimo che per raggiungere la felicità bisogna fare molti sforzi, superare le difficoltà e le sofferenze che costantemente ci assalgono, e che solo in seguito ad una dura lotta potremmo raggiungere la felicità.

Perciò, nella prima parte del libro ha individuato otto cause d’infelicità, con la speranza che i lettori trovino diagnosticato il loro caso e seguano le sue “ricette” per il raggiungimento della felicità, basate sull’esperienza e sull’osservazione diretta.

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Morte chiama, chi più ama

Immagine di George du Maurier su Wikimedia Commons. Dominio Pubblico

Storia di un amore impossibile

di Isotta Iorio

“Perché a qualsiasi altro racconto preferiamo quello d’un amore impossibile? proprio perché ci piace bruciare ed essere coscienti di ciò che brucia in noi”. Questa citazione riassume il contenuto del mito di Tristano e Isotta, basato su una passione ardente e incessante, che lega i due amanti anche dopo la morte.

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Non avere paura ed essere felici

Immagine di su Wikimedia Commons. CC BY 4.0

La ricetta epicurea per la felicità è ancora valida?

di Alice Mazzoncini

  “Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro”. Così comincia la Lettera sulla felicità, originariamente conservata da Diogene Laerzio con il titolo di Lettera a Meneceo, dove Epicuro invita il destinatario, ovvero il suo discepolo, a riflettere su alcuni temi filosofici e ad attuarli nella quotidianità: la propensione alla felicità, l’esistenza degli dèi, la ricerca del piacere e la sopportazione del dolore sono temi interconnessi e giungono tutti al concetto di morte, “il più atroce di tutti i mali”, poiché la sua presenza implica la nostra assenza.

  Lo scopo della felicità, dice Epicuro, è quello di liberare l’uomo da ciò che impedisce il raggiungimento di questa. Poi ci invita a conoscere le cose che fanno la felicità affinché si possa vivere una vita serena.

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