Referendum svizzero vieta la copertura totale del viso in pubblico

Dato l’esito dei voti, la legge è stata approvata ma giudicata razzista e islamofobica

di Giulia Cianchi

 

Nell’Islam il burqa è il velo che copre completamente il volto delle donne, con solo una rete all’altezza degli occhi per vedere, mentre il niqāb copre il volto femminile lasciando solo gli occhi scoperti, e una nuova legge in Svizzera parla proprio di questo: nel recente referendum, proposto dalla destra conservatrice, è stato chiesto se proibire o no questi capi nei luoghi pubblici e la maggioranza, con il 51,2% degli elettori e l’adesione di 20 su 26 Cantoni, entità statali indipendenti e sovrane in cui è suddiviso il territorio svizzero, ha vinto. Il decreto non si riferisce direttamente alle donne musulmane anche se il partito che lo ha promosso non ha nascosto che fosse comunque diretto nei loro confronti e che fosse uno dei suoi principali obiettivi.

In Svizzera solo il 5% della popolazione su un totale di 8 milioni e mezzo di abitanti totali è musulmana, della quale le donne che indossano veli integrali sono circa 130. Leggi tutto “Referendum svizzero vieta la copertura totale del viso in pubblico”

Richiamare per strada l’attenzione su un paio di gambe come ce le hai tu

di Rebecca Giusti

 Mi chiedo come mai le persone urlano cose assurde (che per la maggior parte la persona a cui sono rivolte neanche sente per intero o capisce in minima parte) per la via, sorridendo beffardi di un atto inutile per tutti che non porterà niente a loro (perché non ho mai conosciuto una ragazza che appena ha sentito un “bella gnocca dove corrii??” si è gettata sul cruscotto della macchina da cui proveniva la voce chiedendo con voce sognante se quel meraviglioso cavaliere urlante avesse già una fidanzata o si potesse offrire lei per quel ruolo) né tantomeno a tutti quelli in quel preciso istante nello stesso posto, che, il più delle volte, si guardano intorno un po’ infastiditi e con una leggera punta d’imbarazzo.

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Lady Gaga, la ex first lady americana e Alessandro Gassman hanno qualcosa in comune

di Rebecca Giusti

   Alcuni luoghi nella nostra società sono sempre stati guardati con occhio critico ed espressione rassegnata, perché tutti sappiamo cosa sono ma in realtà è meglio non parlarne. Tutti abbiamo un qualcuno di conosciuto o di sentito dire da varie chiacchiere che è stato in comunità, ma quando le persone tornano sull’argomento è più facile fare spallucce con fare contrito e sussurrare: ‘Oddio, povero Giacomo/Luca/chi volete voi, sembrava tanto un bravo e bel ragazzo’ , girando lo sguardo e mantenendo quei trenta secondi di silenzio che ci permettono di cambiare argomento e tornare a parlare della discussione interrotta. Perché in realtà è molto più comune non nominare neanche quelle brutte e cattive malattie di cui la gente soffre così tanto, ma, secondo l’opinione pubblica, è decisamente più adeguato guardarle con rammarico e sospetto in modo tale che alla fine nessuno creda fino in fondo che esistano davvero o la gente possa guarire da quei terribili mali che vengono dipinti come ciò che di più terribile esiste sul globo terracqueo. Le cliniche, i Rehab, i centri di ricovero sono posti che esistono davvero dove le persone stanno sul serio, e quel Giacomo o Luca che nominate non è solo un’entità passeggera in discorsi di ben altro calibro, ma in quel momento si trova, molto probabilmente, a soffrire da solo.

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Cosa ci rimane?

Articolo di attualità sociale sempreverde: trovare la propria persona

di Rebecca Giusti

   Penso spesso che sia difficile trovare una persona come la vuoi te, che legga Manzoni ed abbia quel fascino da intellettuale d’altri tempi che frequenta circoli culturali di sinistra ma anche abbastanza moderato nelle sue idee, che sia simpatico ma non troppo che poi potrebbe esserlo più di te e poi sarebbe dura parlarci mentre ridi solo tu, che ti parli di quanto sia interessante quell’ultimo documentario che ha visto, ma che non parli solo di quelli perché sennò chi lo vuole uno che può avere conversazioni solo su Alberto Angela. Un qualcuno dai capelli rosa, blu ma troppo colorati no sennò la coppia sembrerebbe formata da uno che tutti vorrebbero conoscere e il suo compagno, che sarebbe sempre relegato alla figura di “quello che sta con…” perché è un po’ timido ed ha dei monotoni capelli marroni eccessivamente scialbi per essere ricordato in prima persona senza essere associato a qualcun altro. Qualcuno che sappia litigare con te perché in tutti i film mielosi e romantici degli anni duemila che abbiamo sempre visto la ragazza con gli occhiali e la montatura spessa si innamora del tipo che nei primi cinque minuti odiava e guardava in cagnesco durante le lezioni di chimica, ritenendolo superficiale e poco attento sugli aspetti che veramente importano nella vita (come per esempio le reazioni chimiche redox). Ma se una non è brava in chimica? Se a lei non piacessero quelli con i capelli troppo in gelatinati e non portasse gli occhiali? Se esistesse qualche persona con cotte per persone solo parziali, per esempio: sì, a lezione mi è piaciuta quella battuta che ha fatto alla prima ora ma no, l’amore folle che provavo in quei dieci secondi si è spento quando ha detto che non sarebbe mai uscito dall’Italia per la fuga di cervelli che sta avvenendo fra i giovani (quindi è da scartare perché evidentemente non ha intenzione di comprare un bilocale con te a New Orleans per vivere di pane e musica, ma sogna un po’ di meno? Vuole una carriera più sicura? Non è disposto a fare battute senza senso sul fatto che andrete a vivere in una casa senza neanche materasso per poi poter raccontare anche voi di essere partiti dal niente come ormai è usanza che si faccia? Non lo so, fatto sta che il sentimento che credevi di provare dopo quell’uscita è svanito in una montagnetta di bricioline).

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