Covid-19, un cambiamento con delle conseguenze inaspettate5 min read

di Alessandro Vannucci

   La pandemia da Covid-19 è la prima vera crisi del terzo millennio  che ha messo in ginocchio tutto il mondo, specialmente le nazioni più industrializzate; è iniziata ufficialmente a gennaio quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che in Cina, presso Wuhan, è stato individuato un nuovo virus che penetra attraverso le vie respiratorie provocando gravissime forme di polmonite; questo è stato chiamato SARS-CoV-2 perché simile a quello di un’altra forma infettiva, la SARS. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha divulgato, nello stesso mese, l’informativa che dimostrava la presenza di positivi al corona-virus sul suolo italiano. Per alcuni scienziati l’epidemia era già presente nel nostro paese dall’autunno.

   Il numero di vittime nel mondo non è stato ancora definito perché l’infezione non è stata debellata, infatti sta contaminando l’India, il Brasile e la Russia; non sappiamo quando sarà disponibile il vaccino, i paesi maggiormente impegnati nella ricerca sono gli U.S.A. e la Cina.

   Il Covid-19 ha provocato una emergenza sanitaria e sociale imprevista, che ha imposto inizialmente l’isolamento, poi il distanziamento sociale con una particolare attenzione alle norme igieniche.

   Purtroppo, l’infezione ha limitato la nostra libertà e suscitato paure ingiustificate relative al contagio; molti vivono nel terrore, nonostante il decreto del governo abbia stabilito che si è entrati nella fase due, nella quale é possibile uscire e muoversi liberamente con le giuste accortezze.

   La maggioranza dei giovani è lieta di poter incontrare gli amici, di iniziare gli allenamenti e di pensare alle vacanze, mentre le persone anziane, più esposte a questa malattia, escono raramente da casa, vivendo con diffidenza il rapporto e il confronto con gli altri. In questa situazione è importante capire quali siano le attività consentite a tutela della salute di tutti, dando l’opportunità di iniziare a vivere un’esistenza tranquilla, senza il timore di contrarre la malattia. Molte di queste paure, ossessioni per alcuni, sono dovute alla poca chiarezza che c’è stata all’inizio dell’epidemia: l’ISS, infatti, ha parlato, in febbraio, di semplice influenza, poi a marzo, il governo ha imposto il blocco totale di tutte le attività. Molti hanno perso la fiducia nelle istituzioni sanitarie, anche per le contraddizioni evidenti nelle quali sono cadute; basti pensare all’uso delle mascherine, prima facoltative e non indispensabili, successivamente divenute obbligatorie, pure l’uso dei guanti ha avuto molte incertezze.

   Un’altra situazione discutibile è la critica quotidiana che abbiamo dovuto sopportare tra governo e regioni, l’emergenza causata dal Covid-19, infatti avrebbe dovuto imporre una linea condivisa che portasse a rasserenare la popolazione; invece abbiamo letto nei quotidiani ed ascoltato nei telegiornali, i delegati regionali e gli uomini di governo scambiarsi accuse sulle mancate “zone rosse” che hanno allargato l’epidemia, su questo la magistratura farà chiarezza.

   Lo sport ha avuto una battuta di arresto, tutti si sono adeguati alle decisioni del governo; gli allenamenti sono stati fatti in palestre personali e i campionati sono stati sospesi sino a fine giugno.

   L’emergenza economica è concomitante con quella sanitaria: il blocco delle attività ha esasperato molte condizioni ed ha portato il numero dei poveri a raddoppiare, l’incremento degli indigenti ad esempio alla Caritas di Lucca é del 100% e in Toscana del 90%. Molti richiedono i buoni pasto, altri sussidi economici, alcune famiglie sono in difficoltà anche per far seguire ai figli le lezioni in DAD poiché non hanno strumenti né connessione.

   Per l’Italia, questo periodo appare come un dopoguerra, dove si contano morti e feriti; attraverso i supporti economici che il governo e l’Europa hanno promesso,  si cercherà di ripartire.

   È evidente che l’Unione non ha reagito in modo rapido e chiaro, sia a causa dell’ordinamento troppo farraginoso sia perché non è possibile avere l’unanimità di tutti gli stati membri nelle decisioni, persistendo sempre interessi economici diversi; è prioritario pertanto aggiornare le procedure, rendendole più consone e moderne nel rispetto delle richieste della maggioranza.

   Il periodo che stiamo vivendo è dunque molto complesso perché davanti a noi si sta dipingendo un altro mondo, viene richiesta flessibilità nel lavoro, nelle attività sociali e anche in famiglia. Le case, da molti vissute come luoghi da dove partire la mattina e ritornare la sera, ora devono essere riadattate per rispondere alle esigenze dello smartworking. La comunicazione è cambiata, si è modificato il rapporto con il mondo e con i nostri simili, le richieste iniziano ad essere mediate da app.

   È necessario bilanciare l’isolamento e la comunicazione con il nostro prossimo, necessità di ogni uomo: tutti noi abbiamo bisogno del confronto, della condivisione e dello scambio di emozioni, chi riuscirà ad adattarsi a queste nuove forme di rapporti riuscirà a sconfiggere una forma di virus molto subdola che può penetrare e snaturare l’essere umano.

   Nel frattempo la nostra mente è stata così sottoposta ad un drastico cambiamento: dalla spensierata normalità siamo passati a un regime della paura, dominato da incertezze per il futuro, drammi nel presente e da uno sguardo malinconico rivolto al passato. Se prima il problema era sanitario, ora è economico e sociale. È triste notare che durante e dopo il lockdown gli scontri politici e sociali non si sono fermati, ma esasperati, evidenziando il poco spirito di squadra e di altruismo delle classi dirigenti. Diversi politici, infatti, spendono più tempo a darsi la colpa e criticare, senza proporre un progetto sostenibile per fare uscire il paese da un periodo così buio. Molti cittadini, infatti, ascoltando le tante opinioni, così diverse e contraddittorie, non riescono a realizzare come potrà essere ripresa una vita normale. Tutto ciò porta ad un sentimento di paura e di incertezza, che paralizza le iniziative sia dal punto di vista imprenditoriale che sociale.

   Questi comportamenti nuocciono alle persone e ai paesi, è inutile piangere per gli errori commessi in passato o iniziare una illogica caccia al colpevole, dobbiamo imparare dai nostri sbagli ed evitare di commettere gli stessi errori in futuro.

Lascia un commento