Dentro le proteste: intervista a Conrad Torsello15 min read

intervista a cura di Alessando Rosati e Alessandro Vannucci

Abbiamo avuto l’occasione di intervistare Conrad Torsello, ventiseienne manager della campagna elettorale presidenziale, dal primo giorno coinvolto nelle proteste e negli scontri manifestanti-polizia negli Stati Uniti. Ci ha raccontato di sé e ci ha aiutato ad analizzare dall’interno le manifestazioni che hanno preso luogo dopo la morte di George Floyd.

Dalle prossime elezioni presidenziali alla sua esperienza personale: tutto nell’intervista integrale di seguito, presente sia in formato vieo che scritto.

Partiamo dall’inizio: perché proprio l’uccisione di George Floyd ha scatenato questa ondata di proteste? Perché non è successo prima o in un’altra occasione?

Vedendo il video di Floyd si vede chiaramente che si tratta di un omicidio vero e proprio: il poliziotto con il ginocchio sul collo per 9 minuti, quello (Floyd ndr) che grida “non riesco a respirare”…

Essendo stato così eclatante e sotto gli occhi di tutti, rispetto ad altri abusi di potere, ha dato “un pugno emotivo” che altri non avevano dato perché non documentati. Un’altra cosa (scatenante ndr) è stata la reazione delle Istituzioni, che non hanno arrestato immediatamente i poliziotti, trattenuti soltanto in seguito, ma li hanno licenziati. Ciò fa capire che alla base esiste un “razzismo istituzionale” ingiustificabile. La grande differenza (rispetto ad altri abusi di potere ndr) è l’emotività che trasmette il video, e la reazione delle Istituzioni non è stata adeguata rispetto alla reazione emotiva che i cittadini hanno avuto nel guardarlo.

Se la polizia li avesse arrestati subito, le proteste non avrebbero avuto l’effetto che hanno avuto. Invece hanno (le Istituzioni ndr) provato a difendere la polizia ed è scoppiato il casino, perché come si può difendere una cosa del genere? Ecco la grande differenza.

Quindi c’è stato un coinvolgimento dei social, che comunque hanno giocato la loro parte, e il silenzio Istituzionale?

Si esatto. Ha fatto trasparire il razzismo sistematico che c’è in America…l’ha messo nero su bianco.

In rete circolano video che ritraggono la polizia mentre compie atti di violenza, quindi la domanda sorge spontanea: tutte le forze dell’ordine degli Usa si comportano così? Non c’è il rischio di generalizzare?

È come dire tutti i poliziotti sono degli str***i. C’è il rischio di generalizzare, ma la generalizzazione c’è per un motivo: non tutti i poliziotti sono disposti a commettere omicidio, ma tutti sono disposti a provare un senso di omertà nei confronti dei propri colleghi. Non ci sarà mai un poliziotto che ne denuncia un altro. Negli USA si dice blue line ed è il senso di omertà che esiste nelle forze dell’ordine. Ad esempio, il video in cui l’anziano prova a camminare verso la polizia e viene spinto a terra (il video ritrae un uomo che cade a terra perché spinto da un poliziotto e lasciato agonizzante dagli agenti in tenuta anti sommossa ndr)…ci saranno 30 poliziotti che gli passano accanto…uno prova ad aiutarlo, un altro (agente ndr) lo ferma e gli dice “Che fai? Quello è stato buttato a terra da uno dei nostri…”

Non va bene il senso di cameratismo che si crea all’interno delle forze dell’ordine. È come una gang criminale: uno compie un’azione, giusta o sbagliata che sia, e tutti gli altri lo supportano. Da qui nasce poi “All Cops Are Bastards”…per il senso di cameratismo (ACAB, espressione molto in voga negli USA per indicare il disprezzo verso la polizia ndr). Quando le forze dell’ordine iniziano a denunciarsi a vicenda, a farsi sentire contro altre forze dell’ordine, allora potremo smettere di generalizzare. Fino a quel momento fanno parte della stessa Istituzione, che difendono e che…diciamo…non si è comportata molto bene.

Qual è invece lo scopo delle proteste? C’è un obiettivo e dove vogliono arrivare?

Cambiare la legislazione a livello Federale. Ci stiamo riuscendo a livello Statale e addirittura a livello Municipale. Attraverso il Consiglio Municipale possiamo bloccare le azioni del Sindaco [nell’ordinamento Statunitense il Consiglio ha potere di veto sulle ordinanze] e le cose si stanno muovendo sia a livello Nazionale sia a livello Statale. Noi andiamo avanti, perché loro hanno paura…e quando hanno paura (le Istituzioni ndr) cambiano le leggi, perché vogliono che smettiamo.

In Colorado per esempio hanno emanato una legge che è stata baluardo per tutti gli Stati Uniti: hanno abolito il qualified immunity, una legge che giustifica atti criminali mentre sei in servizio (riferito alle forze dell’ordine ndr). Adesso in Colorado non esiste più…le body cam che dovranno essere sempre accese e dalla fine dell’anno non potranno più usare armi non letali sui manifestanti (lacrimogeni, spray al peperoncino, proiettili di gomma, manganelli).

Il cambiamento sta avvenendo, anche se secondo me dovrebbe essere più drastico, più radicale e a livello Federale. Tutte le Forze dell’ordine negli Stati Uniti dovrebbero perdere il qualified immunity. È l’unica professione al mondo in cui, se uccidi qualcuno, rimani a piede libero. Un dottore o un avvocato, se sbaglia, paga…loro, se sbagliano, non pagano. Devono avere paura a tirare fuori un’arma e ammazzare un cittadino.

Quindi il cambiamento è richiesto sia nel Corpo di Polizia sia a monte, nel sistema giudiziario che poi appunto giudica i poliziotti?

Si, ma secondo me è più importante anche di una riforma della giustizia (è concettuale ndr). Negli USA per esempio le carceri sono tutte private ed è la morte della Democrazia. Lo Stato, che esiste per tutelare i cittadini, non può permettere che un’azione dello Stato stesso venga affidata ad un cittadino privato. Quando si procede ad un arresto, si passa quindi l’azione principale della res publica in mano ad un cittadino privato…ed è una follia.

Di conseguenza, ogni volta che si ottiene qualcosa si continua a spingere (per ottenerne di nuove ndr). Sì…potrebbe portare ad un’escalation, perché le Istituzioni potrebbero decidere di inviare l’esercito (infatti questa era stata la reazione iniziale di Trump), ma per ora sembra che (la protesta ndr) stia funzionando. Quindi parte come riforma della giustizia, ma sta ottenendo risultati più importanti.

Le proteste durano ancora oggi? Ho visto che Elijah Mcclain, anche a un anno di distanza, ha avuto la sua importanza, ma ha avuto lo stesso peso di quella di Floyd?

Ovviamente George Floyd ha messo tutto sotto i riflettori ed è aumentata l’attenzione mediatica, in un effetto cascata, rispetto a tutti i casi precedenti. Il caso Mcclain è tornato sotto i riflettori di tutti gli Stati Uniti: quando c’è stata la protesta in Aurora (comune del Colorado ndr) sono accorsi da tutti gli Stati, c’erano celebrità, la famiglia…

Questi (i poliziotti che hanno ucciso Mcclain ndr) non sono neanche stati licenziati…è grave.

[Elijah Mcclain, classe 1996 senza precedenti penali, è stato ucciso il 24 Agosto dello scorso anno per mano della polizia, che gli ha somministrato una fatale iniezione di ketamina].

Tutti questi tipi di caso stanno tornando sotto i riflettori e i manifestanti chiedono alle Istituzioni l’arresto degli agenti colpevoli.

Quindi è in atto un processo sia legislativo sia per fare del bene nei torti delle forze dell’ordine.

Sia nelle piccole realtà sia a livello Federale?

Sì, la gente è arrabbiata, tanto arrabbiata.

Continuare a protestare non può diventare fine a sé stesso se non vengono raggiunti gli scopi?

Gli scopi si stanno raggiungendo. È iniziata come una protesta spontanea e “alla caciarona” (in dialetto Romano “che fa rumore” ndr), ma la gente che continua a protestare, ovviamente gruppi molto più piccoli rispetto a un mese e mezzo fa, si sta organizzando. Sanno dove colpire e quindi non è fine a sé stessa. Noi (organizzatori ndr) abbiamo parlato col Governatore, con il Consiglio Municipale e con il Sindaco e le nostre richieste sono ascoltate. Finché si continua a spingere verso un cambiamento legislativo, la protesta ha senso, quando smette di farlo e perde la trazione iniziale, allora non ha più senso.

Credi che queste proteste stiano cambiando l’opinione pubblica negli Stati Uniti? Inoltre, in un paese dove un Presidente come Donald Trump lascia delle dichiarazioni molto incisive sull’argomento, come può mutare l’opinione dei cittadini, anche in vista delle elezioni?

L’opinione pubblica è cambiata. Penso sia sempre polarizzata, come lo era prima delle manifestazioni e anzi le proteste sono soltanto una conseguenza di questa polarizzazione [Per polarizzazione si intende l’opposizione di due ideologie estreme e la mancanza di un “centro” politico].

Da una parte ci sono i fanatici di Trump, che chiedono ordine e disciplina e sia trovano sia nelle fasce rurali sia in città; dall’altra i liberali, per quanto non si definiscano esattamente tali. I Democratici stanno provando a far passare le manifestazioni come la “loro protesta”, ma i protestanti non voteranno Biden (Candidato Democratico alla presidenza ndr).

La polarizzazione tra favorevoli alle proteste e favorevoli a Trump sta incrementando…dove può arrivare? Non lo so…

E come saranno influenzati i voti?

Penso che comunque Trump verrà rieletto, nonostante abbia sbagliato a gestire il Coronavirus e le proteste. Trump potrebbe andare per strada a sparare e chi lo supporta comunque continuerebbe a farlo. Farà una campagna elettorale basata su law and order, ordine e disciplina e i voti non cambieranno molto: chi detestava Trump prima continuerà a detestarlo e allo stesso modo chi lo supportava lo appoggerà.

L’unico scenario in cui Trump può perdere è un’esplosione di Covid con 50/60 milioni di casi e la gente che muore a flotti

E l’opinione mondiale pensi sia cambiata?

Si, moltissimo. La gente fuori dagli USA è confusa, mi chiedono: “Che sta succedendo?”. Inoltre l’America è stata leader dei paesi Occidentali dal dopoguerra in poi e questo caos, sia per il Coronavirus sia per le proteste, lascia spazio a molti buchi di potere internazionali. Gli USA stanno perdendo la loro leadership e chissà cosa emerge…la Cina si sta proponendo…

La gente però è confusa: ieri ci sono stati 45 mila casi (di Covid 19 ndr), ma non possono chiudere di nuovo tutto. Vedremo…

È un po’ una bolla pronta ad esplodere?

Sì, dipende anche se lo (Trump ndr) riterranno responsabile politicamente, perché rispetto ad altri paesi si è mosso tardissimo contro il Covid. Ha aspettato, ha detto che si trattava di una bufala inventata dai Democratici e alla fine la reazione è stata quella che è stata…

Anche con qualche uscita a vuoto…

Sì completamente. Poi, quando sono scoppiati i casi in America, se n’è lavato le mani. Tipico atteggiamento di Trump: ha escluso la sua responsabilità, ha dato la colpa all’amministrazione precedente e ai membri della sua amministrazione.

Tornando alle proteste: si tratta ovviamente di una protesta pacifica, giusto?

Sì, ma dipende che intendi per pacifica. Comunque facciamo disobbedienza civile (protestare violando consapevolmente la legge ndr) e penso che il motivo delle proteste sia quello. Ovviamente non si distruggono negozi, né si lanciano sassi, com’è stato dipinta la protesta, però per esempio si occupano degli incroci. Soprattutto adesso che i numeri (di manifestanti ndr) sono più piccoli, blocchiamo un incrocio importante, creiamo fastidio e distribuiamo alle macchine volantini dove è spiegato il motivo della protesta. Molti per esempio scendono dall’auto e si uniscono, altri sbroccano (in dialetto, impazzire), alcuni hanno provato ad investirci. Ci sono reazioni differenti…

La coerenza nel supportare una protesta contro la violenza che alla fine sfocia in violenza si fatica trovarla…

Io non sono contro la violenza, penso che sia uno strumento e vada utilizzato come molti altri. Però sostengo la rabbia dei cittadini contro le Istituzioni, come a Minneapolis, dove hanno bruciato la caserma della Polizia e dove per altro hanno ottenuto i cambiamenti più radicali.

Non appoggio i saccheggi e gli atti di vandalismo nei confronti dei negozianti e dei privati. In questa maniera danneggiano l’immagine dei veri protestanti, dipinti di conseguenza come violenti e rivoltosi, che invece credono in questa causa. Inoltre, antagonizzano il pubblico (l’opinione pubblica ndr): noi dobbiamo essere una risorsa per le ingiustizie dello Stato verso il privato, non possiamo danneggiarlo. La differenza tra protesta pacifica e violenta quindi non esiste veramente: la gente che manifesta il pomeriggio pacificamente è la stessa che protesta e si copre la faccia la sera. Esiste però una differenza tra una protesta organizzata, che lotta per una causa, e invece una protesta dove regna il caos.

Però avete preso le distanze da chi saccheggia i negozi?

Assolutamente sì. Contro il privato, ma non contro il pubblico. Protesta pacifica vuol dire che non siamo mai noi i primi ad attaccare e a dare inizio alla violenza. Se siamo attaccati, però, rispondiamo. In questo modo solo loro (la Polizia ndr) i “cattivi”.

Cosa è successo la ieri sera (La sera del 1 Luglio ndr)?

Stavamo cercando di creare una zona autonoma come a Seattle, in maniera molto goffa, piazzando delle tende in cerchio presso un parco, creando anche un piccolo recinto. Nel primo pomeriggio sono arrivate le forze dell’ordine e hanno distrutto il recinto che avevamo eretto, ma non hanno attaccato alcun manifestante.

Successivamente, abbiamo riposizionato i ferri da accampamento e abbiamo continuato a manifestare. È andato tutto bene fino alle 11 di sera, quando le forze dell’ordine hanno deciso di attaccarci senza avvertimenti. Erano 30 o 40 agenti, scesi da 12 macchine e 5 moto, più di noi. Hanno iniziato a picchiarci, in maniera totalmente illegale e violando i nostri diritti, che ci permettono di manifestare secondo il primo emendamento Statunitense. Hanno effettuato 5 arresti e per le ferite riportate dalle aggressioni dei poliziotti 2 persone sono dovute andare in ospedale. È una cosa disgustosa, perché siamo noi che gli paghiamo gli stipendi ed eravamo lì secondo i nostri diritti.

Tutto è accaduto con la solita omertà?

Sì. C’era addirittura un poliziotto di colore a cui i manifestanti urlavano “Traditore”. Era palese che non volesse essere lì. Quando però sono in gruppo, i poliziotti perdono la loro individualità e la loro umanità. Pensano con la mentalità del gruppo…ed è spaventoso.

Cosa ti ha spinto ad aderire alle proteste e a scendere in piazza?

È stata una spinta interna. Non tollero la possibilità che un membro delle forze dell’ordine possa uccidere un cittadino innocente e rimanere impunito.

Non importa di che etnia tu sia: tutti si dovrebbero ribellare se lo Stato, che dovrebbe proteggerci, inizia a uccidere i cittadini. Ci dev’essere una linea che non si può oltrepassare…e le Istituzioni lo stanno capendo.

Potresti riassumere gli episodi che hanno segnato i tuoi mesi di proteste?

L’arresto per la sua brutalità e i violenti scontri tra polizia e manifestanti durante i primi giorni di proteste, che sono stati guerriglia allo stato puro. Si scontravano 2/3000 persone contro poliziotti da tutto il Colorado.

Sicuramente anche quando, al quarto giorno di proteste, il capo della polizia ha marciato con noi, credendo di calmare la situazione e soprattutto quando i Broncos, squadra di football americano che milita nella massima lega nazionale hanno partecipato alla nostra marcia con noi (manifestanti ndr). È stato un gesto molto importante, perché sono stati i primi, nel loro ambito, a prendere parte alle manifestazioni. Importante è stato quando ho visto “cascare tutto”, cioè il lento declino delle proteste e in ultimo la manifestazione per Elijah Mcclain.

Quali sono i capi di accusa per cui ti hanno arrestato?

Devo contestualizzare (ride ndr). Il secondo giorno di proteste ricevo una chiamata da un mio amico: dice che la polizia ha iniziato ad attaccare i manifestanti. Allora decido di prendere la macchina insieme ad un altro mio amico e di andare verso il luogo delle proteste. Una volta arrivati vedo i poliziotti caricare i manifestanti e attaccarli con proiettili di gomma. Scendo dalla macchina, probabilmente per un istinto di difesa spontaneo di fronte ad uno scenario così violento raccolgo un sasso. Mentre lo sto raccogliendo, alle mie spalle arriva un veicolo della polizia con a bordo 8 agenti. Vedono ciò che sto facendo e si gettano su di me, mi buttano a terra per poi ferirmi con calci e pugni. Il sasso però non l’ho lanciato.

Vengo portato in carcere con le accuse di avere lanciato sassi contro gli agenti di polizia e resistenza a pubblico ufficiale: accuse totalmente false. Mi hanno assalito in 8 in divisa antisommossa, quindi era impossibile per me resistere. È importante ricordare, inoltre, che non é nei loro poteri arrestare un cittadino perché raccoglie qualcosa da terra, infatti io il sasso lo avevo solo raccolto, ma non lo avevo lanciato contro nessuno.

In tutto questo hai avuto la costanza di documentare: cosa ti ha spinto a documentare costantemente ciò che è accaduto?

Non saprei, principalmente la voglia di cambiamento. Ho seguito l’esempio dei movimenti per i diritti umani e delle proteste storiche, che si sono distinte per la loro persistenza e per la fiducia riposta negli ideali in cui credevano. Io credo in questa protesta: fare in modo che le Istituzioni si sentano responsabili delle loro azioni. Spero che prendano luogo anche in Italia per le ingiustizie subite negli anni dai nostri concittadini, anche se si tratta di casi isolati (Cucchi, Uva, Sandri ecc)

Dopo le testimonianze che hai fornito attraverso i social media, ti definiresti un giornalista?

Non direi proprio un giornalista (ride ndr), mi vedo come un ragazzo normale che grazie al suo cellulare filma ciò che sta accadendo. Faccio reportage ma non sono un reporter.

Tenendo conto delle difficoltà affrontate durante questi mesi, rifaresti le stesse scelte che ti hanno portato a scendere in piazza?

Subito, perché grazie a queste proteste siamo riusciti ad ottenere un cambiamento, anche a livello federale. Queste manifestazioni non sono fine a sé stesse, ma c’è un cambiamento su larga scala in corso.

Cosa vorresti dire ai ragazzi che vivono in Italia?

Il popolo ha potere. La generazione tra i 22 e i 30 anni ha il mondo in mano, perché durante questo periodo siamo spinti a portare un cambiamento. Siamo in un momento di grande caos nel mondo. Citando Games of Thrones (serie fantastica ndr): nel caos si può scendere e salire. Ed è proprio in quei momenti in cui si può cambiare in meglio. Non rassegnatevi: c’è potere in ognuno di noi e nella collettività.

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