Il tempo della gentilezza6 min read

di Ilaria Martini

                                                                                 

Dopo aver lungamente riflettuto su quale potesse essere il libro da scegliere per le mie vacanze estive, il 25 giugno 2022, tornata da Solferino, un luogo incantato nella provincia di Mantova, ho capito che probabilmente uno sul movimento internazionale della Croce Rossa sarebbe stata la scelta più appropriata per me.

Mi sono approcciata per la prima volta al mondo del volontariato nel settembre 2021, dopo un anno piuttosto movimentato, questo mondo era tutto quello di cui avevo bisogno, aiutare il prossimo sarebbe stata la soluzione ad un’infinità di preoccupazioni che in quel momento mi tormentavano.

Così, a novembre divenni una volontaria e a febbraio entrai a far parte della Protezione Civile, una realtà che ho amato fin dal primo istante.

In Croce Rossa ho conosciuto tante belle persone, tanti piccoli pezzi di un puzzle che hanno formato quella che è ora parte integrante della mia nuova famiglia.

A Solferino, ho avuto l’opportunità di celebrare la festa di Croce Rossa, un giorno che ha l’obbiettivo di rivivere il vecchio sogno di Henri Dunant e l’occasione per ricongiungere i 192 stati membri che ad oggi fanno parte del movimento internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Ma la vera domanda è quando e come nasce l’idea di creare questa associazione.

Tutto ebbe inizio da Jean Henry Dunant, quando nei giorni di fine luglio 1859, si trovò casualmente nel mezzo di una delle battaglie più sanguinose del secolo, a sud del lago di Garda, tra San Martino e Solferino. Trecentomila soldati di tre eserciti, (francese, sardo-piemontese ed austriaco) si scontrarono in una battaglia che si trasformò in un massacro, con centomila uomini fra morti, feriti e dispersi.

L’esperienza nella quale si lasciò trascinare fu così forte e travolgente che scrisse un libro, che possiamo trovare in gran parte in questo romanzo, chiamato Souvenir da Solferino, una cronaca quasi fotografica di questa disastrosa battaglia svoltasi durante la seconda guerra di Indipendenza. Mille cannoni si fronteggiarono, centomila furono quasi i morti, la maggior parte dei quali dopo una lunga sofferenza.

La sua descrizione di ciò che rimase nel campo fu un insieme di corpi mutilati, di uomini dispersi e feriti che vagavano per ore nel nulla poiché nessuno poteva occuparsene.

La prima richiesta fu di chi perdeva sangue inarrestabilmente. Dunant così si operò con le donne del posto per poter prestare soccorso, indipendentemente dalla divisa, nei pochi ospedali o case o stalle disponibili, dove si poteva ottenere un riparo e un po’ di aiuto. Il tutto accompagnato dal motto “siamo tutti fratelli” che testimoniava una devozione senza confini e un’umanità che si lanciava a salvare tutti.

E così qualche anno successivo all’idea di Henry Dunant a Solferino, nel 1863 nacque il Comitato dei cinque e solo un anno più tardi, il 22 agosto 1864, ebbe luogo la prima convenzione di Ginevra, che diede inizio alla più grande associazione di volontariato internazionale, chiamata anche Croce Rossa. In quell’anno venne creato l’emblema, una croce per i paesi cristiani e una luna rossa per i paesi mussulmani, su uno sfondo bianco. Un segno semplice da riconoscere tracciabile anche con un dito intinto nel sangue di un ferito.

Successivamente nacquero la Guida, il Faro, le colonne portanti di questo movimento, i sette Principi Fondamentali: Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontarietà, Unità e Universalità, che ne costituiscono lo spirito.

É dunque questa la parte che mi ha colpito di più di questo libro, il racconto di sette testimonianze ciascuna delle quali collegata ad ogni singolo principio.

La prima che ho trovato particolarmente interessante, che racconta di un esempio di Volontarietà, riguarda la storia di Matteo, un volontario entrato un pò per caso un po’ per conoscenza, oggi responsabile dei giovani di Croce Rossa del suo comitato. Egli ricorda in particolare una tra le varie esperienze vissute. Quella di Emanuel, che durante il terremoto in Abruzzo del 2009, viveva nell’unica casa dichiarata inagibile nel suo piccolo comune. E per lui, un bambino di 8 anni con una disabilità grave, la permanenza nel campo risultava molto difficile. “Cercammo di farlo stare bene, di fargli passare il tempo, di trovare motivi per regalargli svago. Ricordo con commozione quando lo portammo al cinema a vedere il cartone animato ‘L’era glaciale’”, racconta Matteo, che in una situazione di disperazione riuscì a fargli tornare il sorriso.

Un’altra storia che mi ha incredibilmente commosso riguarda il principio di Umanità, la testimonianza di una volontaria di settantasette anni, Anna, in Croce Rossa da quasi cinquantasette. Quest’ultima racconta il suo lungo percorso con Giuliana, una ragazza autistica che fu abbandonata dai genitori e che viveva in una parrocchia da sola. Nel giorno in cui fu ritrovata, la giovane si vide circondare da una squadra di volontari con le “tute rosse” che in un primo impatto la spaventarono. Ci misero un pò di tempo a tranquillizzarla e a farle capire che la Croce Rossa era dalla sua parte. A Giuliana era capitato poche volte che qualcuno potesse prendere le sue difese. “Aveva le mani sporche, io gliel’ho pulite con una salvietta. Quando sono tornata, la settimana successiva, senza dire nulla mi ha mostrato le mani, voleva che gliele pulissi di nuovo. Ora ogni settimana la lavo con l’acqua calda e lei me lo fa fare”, racconta Anna commossa.

Ed infine un altro racconto che mi ha particolarmente emozionato riguarda Marco, un ragazzo che rappresenta il principio di Imparzialità. Egli racconta di una missione a cui ha partecipato, nel 2010, con la Croce Rossa, quella di Haiti, che gli ha lasciato una sensazione di impotenza e frustrazione. “Facevamo cose certo, avevamo certo forni, pastifici, assistevamo ad un villaggio con quarantasette famiglie. Ma mi sembrava una goccia d’acqua in quel mare di dolore e di macerie fisiche e morali. Il bene lo so si fa un passo alla volta, ma quando hai davanti a te chilometri e chilometri di distruzione quel passo ti sembra poco”, racconta sconsolato.

Se dovessi esprimere un’opinione su questo libro direi che mi ha stupito molto, in primo luogo poiché parla di un mondo a me molto vicino, una realtà che ho la fortuna e il privilegio di toccare con mano quotidianamente. Inoltre perché ho trovato questa lettura molto semplice, scorrevole e interessante da un punto di vista dei contenuti e del linguaggio. Infine mi è sembrata particolarmente azzeccata la scelta del titolo Tempo della gentilezza, un motto che richiama ad uno dei periodi più duri per Croce Rossa, quello dell’emergenza sanitaria Covid-19 del 2020. Con tale nome CRI, ha voluto raccontare la nuova operosità, ma al tempo stesso, ha lasciato ad altri il giudizio di sé, e non lo ha temuto, “poiché capita spesso che quando si è presi, o invischiati in qualcosa che ci preme molto si perda la capacità del giudizio.”

Concludo dicendo che consiglierei a chiunque questa lettura, soprattutto ai più giovani poiché penso che faccia riflettere su tanti punti apparentemente scontati e irrisolti che i centoquindici milioni di volontari di Croce Rossa nel mondo si trovano a combattere ogni giorno.

 

 

 

 

 

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