L’insostenibile leggerezza di Botero3 min read

di Francesco Bertoli

   Sculture giganti e dipinti di donne e monsignori, dalle forme rotonde e sinuose, che si muovono in un universo colorato, quello di Fernando Botero, queste poche parole bastano per descrivere le opere principali dell’artista, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

   Il 20 Gennaio è uscito al cinema “Botero-una ricerca senza fine”, diretto dal regista canadese Don Millar, un film-documentario, ritratto di un pittore monumentale, creativo instancabile, che innamorato dell’Italia è stato influenzato da Piero della Francesca e dalla pittura rinascimentale.

   Il film è stato girato in 10 città differenti tra Cina, Europa, New York e Colombia, sono anche presenti video e foto di famiglia di decenni fa, e il regista è stato a stretto contatto con la famiglia e i figli dell’artista, con l’intento di presentare un ritratto profondo e dettagliato di Botero. Inoltre Don Millar si è valso dell’aiuto di critici d’ arte, storici e accademici, per rivelare la creatività e le convinzioni di un tale artista.

   Ma chi è Fernando Botero? Considerato da molti uno dei migliori artisti dei nostri tempi, è nato e cresciuto a Meddellin, ha iniziato il suo approccio all’ arte già in giovane età, all’ età di 16 anni infatti, inizia a pubblicare illustrazioni per il giornale El Colombiano di Medellin. Si trasferisce a Bogotà, dove inizia a frequentare dei circoli culturali, e poi a Parigi, dove studia l’arte degli antichi maestri. Giunge infine in Italia, dove riproduce diverse copie dei dipinti di Giotto e di Andrea Mantegna. Si trasferisce quindi varie volte, prima ritorna in patria, poi si ri-trasferisce in Messico, poi a New York, di nuovo a Bogotà e a Parigi, infine si stabilisce a Pietrasanta, in Versilia, dove apre uno studio, qui infatti si trovano le migliori fonderie e laboratori della zona, e dove passa tuttora alcuni mesi dell’anno, gli è stata inoltre concessa nel 2001 la cittadinanza onoraria dal comune. Nella stessa città ha anche realizzato 2 affreschi nella chiesa della Misericordia, situata nella via principale del centro storico, raffiguranti il Paradiso e l’Inferno.

   Conosciuto in tutto il mondo per il suo stile peculiare Botero lo adottò per la prima volta nel 1956, all’età di ventiquattro anni. L’artista dipinse per la prima volta una figura “dilatata”, questa figura non era una persona o un animale, bensì un mandolino. Lo strumento era stato raffigurato molto più tozzo e allargato e il foro di risonanza era di proporzioni decisamente più piccole rispetto al normale. Botero fu fortemente colpito dalla sua opera, e vedeva in questa figura innaturale una profonda sensualità, per questo ha quindi cominciato a raffigurare nelle sue opere persone “formose”. Tuttavia queste figure deformate non danno un senso di pesantezza, non sono mai   flaccidi, l’abbondanza è tonica, la rotondità è tesa ma al contempo armoniosa, si tratta di un’opulenza piacevole da osservare, una sensualità che dà benessere.    

   L’artista afferma infatti: “Non dipingo donne grasse. Nessuno ci crederà, ma è vero. Ciò che io dipingo sono volumi. Quando dipingo una natura morta, dipingo sempre un volume. Se dipingo un animale, lo faccio in modo volumetrico e lo stesso vale per un paesaggio. Sono interessato al volume, alla sensualità della forma. Se io dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo, ho sempre quest’idea del volume e non ho affatto un’ossessione per le donne grasse”.

    Fernando Botero ha dunque dimostrato nel corso della sua carriera di poter adattare il proprio stile, così personale e per certi versi bizzarro, a qualsiasi rappresentazione, senza far mai mancare la componente determinata dalle forme abbondanti e sontuose, capaci di trasmettere un senso di tranquillità pur rappresentando scene drammatiche e crudeli.

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