I bambini di Terezin nel giorno della memoria

di Lisabetta Raffaetà

Il giorno della memoria, il 27 Gennaio, è ormai un appuntamento a cui la coscienza di ogni essere umano non può più mancare. Tante sono le parole che ogni anno vengono spese per ricordare le atrocità compiute nei campi di sterminio, molte le immagini che ritroviamo sui giornali, alla tv, sui social media, immagini che da sole gridano: mai più!

Proprio in questi giorni, sono stata catturata in modo prepotente dalla storia dei bambini di Terezin. Parlare di bambini è sempre un argomento delicato e così struggente che a volte non vorremmo proprio credere che queste creature abbiano dovuto sopportare e subire disumani soprusi.

Quello che voglio raccontare oggi però è la forza, il coraggio, e la voglia di trovare bello e colorato anche in posti come il campi di concentramento, perché proprio in questo sta la forza dei bambini, i loro occhi e animi puri riescono a vedere la magia anche là dove c’è solo oscurità, disegnano, colorano e scrivono le loro emozioni su carte stracciate ma i colori e le parole li fanno sentire importanti, li fanno sognare e li fanno sentire vivi anche se sono perennemente circondati dalla morte. Leggi tutto “I bambini di Terezin nel giorno della memoria”

La formazione musicale per un mondo migliore

di Michele Puccini

El Sistema” è un progetto didattico legato alla musica che, in collaborazione con il governo venezuelano, negli anni settanta si propone di aiutare i giovani che vivono nei quartieri più poveri del Paese a sviluppare la loro personalità e a diventare cittadini responsabili offrendo loro opportunità ricreative, sociali ed educative. Il modello venne elaborato da José Antonio Abreu, morto nel 2018.

Ex politico, educatore, musicista, economista e pedagogista, Abreu ha lottato a lungo per combattere fenomeni come la criminalità organizzata e la dipendenza da droghe a livello giovanile nella Nazione, infatti molti ragazzi ed adolescenti, a causa della terribile crisi economica che da anni grava sullo Stato, si sono trovati costretti a stare in un altro tipo di “Sistema”, dove lo spaccio, le attività a stampo mafioso e il commercio di persone sono la normalità.

La Fundación del Estado para el Sistema Nacional de las Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela è l’organo che si occupa di gestire “El Sistema” e lo ha definito come “un progetto che mira ad organizzare sistematicamente l’educazione musicale ed a promuovere la pratica collettiva della musica attraverso orchestre sinfoniche e cori, come mezzo di organizzazione e sviluppo della comunità”.

L’opportunità di vedere il documentario dovrebbe essere apprezzata da tutti e permette di riflettere su molti temi. In primo luogo fa osservare e capire come la musica possa aiutare nel diventare cittadini attivi attraverso un’adeguata formazione musicale e culturale. Leggi tutto “La formazione musicale per un mondo migliore”

E se in fondo Lucrezio avesse ragione sull’amore?

di Silvia Barsotti

Lucrezio, poeta e filosofo latino, nella sua opera De Rerum Natura parla di molti argomenti, tra cui l’amore. Egli ritiene che nella vita di ogni individuo sia necessario provare piacere, un piacere che però non implichi un dolore fisico o morale come invece accade la maggior parte delle volte. Questo perché la filosofia Epicurea ribadisce che l’uomo non si debba mai allontanare dall’atarassia: uno stato di perfetta tranquillità e serenità.

Questo vale anche nell’ambito amoroso: dobbiamo cercare di non permettere a nessuno di costituire un vincolo per noi stessi e soprattutto non bisogna mai far dipendere la nostra felicità da un’altra persona. Nel suo testo Lucrezio dice che siamo soliti essere attratti da ciò che ci uccide, questo perché tutto ciò che rappresenta un’attrazione, da parte nostra, rappresenta allo stesso tempo una debolezza, qualcosa che può privarci della nostra libertà individuale, così ricercata dagli Epicurei. Leggi tutto “E se in fondo Lucrezio avesse ragione sull’amore?”

Forza e solitudine in un fiume di rifiuti

 

di Lisabetta Raffaetà

Sfogliando le riviste del National Geographic alla ricerca di una foto che trattasse il tema dell’inquinamento in Oriente, mi sono imbattuta in questa immagine. Un’immagine che ha come scavato nel mio cuore, mi ha rapita, affascinata e mi ha fatto soffermare su ogni suo piccolo particolare.

Sola, nel silenzio assoluto del mattino, una donna avvolta da uno scialle attraversa il fiume Gange per mezzo di un ponte, un ponte dilaniato, che non è realmente un ponte, ma un ammasso di pietre, terra, residui e plastica.

Il cielo quasi diafano riflette la sua luce nelle acque del Gange quasi a rendere surreale questa fotografia.

La donna percorre cautamente il ponte, lei è sola in mezzo a questa natura violentata e maltrattata, proprio come lo è la vita della maggior parte delle donne dell’India.

Questo ponte non è solo un ponte, ma un vero e proprio sentiero della vita, pieno di imprevisti e pericoli, ma la donna lo attraversa tutti i giorni, questa è la sua vita e non si ferma sulla sponda, non si arrende.

Nel guardare questa foto quello che mi ha colpito è stato il grande senso di solitudine che invade tutta l’immagine, ed il silenzio diventa quasi un grido che esce dall’immagine stessa.

Sì, è proprio così, quello che mi cattura e mi appassiona è quello che non si vede e non si sente e quello che voglio vedere non è solo l’immagine di un  ponte di plastica e di rifiuti che soffoca le acque del Gange, ma la stoffa rossa che avvolge il corpo della donna indiana  quasi a creare una macchia di colore in un paesaggio grigio e senza anima, perché in cuor mio vorrei tanto che quella donna, con la sua piccola veste rossa, diventasse il simbolo della vita che non si arrende, delle donne che nonostante tutto vanno avanti e della speranza che muove il mondo.