La morte di Vittorio Bachelet3 min read

di Alessandro Rosati

Vittorio Bachelet

Otto colpi di pistola sparati da due pistole calibro 32: due colpi mortali alla nuca e al cuore. Così moriva quarant’anni fa Vittorio Bachelet, sulle scale dell’Università La Sapienza di Roma. Aveva appena terminato la lezione nell’Aula 11, quella dedicata ad Aldo Moro (ucciso due anni prima), quando si apprestava a tornare a casa dalla moglie Maria Teresa e dai figli Maria Grazia e Giovanni. Erano le 11:35 del 12 Febbraio 1980. Un ragazzo e una ragazza, entrambi poco più che ventenni, lo stanno aspettando. Lo vedono mentre sta parlando con l’assistente Rosi Bindi, nome che diventerà noto nella politica Italiana, lo raggiungono e sparano. Prima lei, poi lui. Otto colpi che non lasciano scampo al Professore, di cui quattro scagliati con il corpo già a terra agonizzante. Il panico si diffonde nei corridoi dell’università e tutti fuggono, compresi i due assassini. Tutto si ferma, compresa il dibattito che si sta tenendo nell’Aula Magna, ironia della sorte, proprio sul terrorismo. Ironia della sorte, sì, perché poco dopo arriverà uno di quei comunicati che gli Italiani avevano imparato a conoscere da una decina d’anni: “Siamo le Brigate Rosse, abbiamo giustiziato noi il professor Bachelet.” 

È solo l’ennesima rivendicazione di un omicidio da parte dell’organizzazione terroristica delle Brigate Rosse (Br), che soltanto negli anni ‘70 si erano rese protagoniste di più di 40 attentati, numero destinato a salire nei decenni successivi fino a raggiungere quota 80. 

Ma chi era Vittorio Bachelet? 

Bachelet era il Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, organo con il fondamentale compito di rendere la Magistratura dallo Stato e dal potere di quest’ultimo. Prima di tale incarico era anche stato anche Consigliere Comunale a Roma, come rappresentante della Democrazia Cristiana. Oltre alla carriera come Professore Universitario di Diritto, di lui va ricordato soprattutto il legame che ebbe con Azione Cattolica, associazione a stretto contatto con la Chiesa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Papa Paolo VI gli affidò infatti il delicato compito di rinnovare proprio l’associazione cui era iscritto sin da bambino. La sua dunque era una figura quasi rivoluzionaria: laico, ma a stretto contatto con la Chiesa; impegnato in politica, ma animato dai valori morali Cattolici che addirittura lo spinsero a rifiutare la scorta anche quando nel 1978, dopo l’uccisione di Aldo Moro, il suo nome comparì tra gli obiettivi delle Br.  Prima dell’impeccabile figura professionale, veniva però “un uomo buono, mite, un amico” come lo definì Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica. La ferocia più scatenante deve avere un motivo, e il mite e quasi apolitico Vittorio (Bachelet ndr) non poteva rappresentare un obiettivodisse invece Giulio Andreotti, storico membro della DC. E se “il bene che gli uomini fanno sopravvive loro”, parafrasando William Shakespeare, al funerale del Professore se ne ebbe la conferma. Il figlio, Giovanni Bachelet, in tale occasione perdonerà gli assassini e pregherà per loro pubblicamente, seguendo rigorosamente i principi morali e cattolici del padre che, come Giovanni ribadirà in una successiva intervista, “sarebbe stato contento.”

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