Aspettarsi lo scoprirsi5 min read

di Abramo Matteoli

“Meditazione è una mossa che non infligge danno. L’utilizzatore medita, risvegliando il potere nel profondo del suo corpo e aumenta il suo attacco.”
-Pokédex del Professor Oak (Pokémon Rosso)

Più si va avanti e più c’è rumore, luci, informazioni da assimilare e notizie inedite con il superpotere di diventare in poco tempo una scusa per dimenticarsi di quelle vecchie.

   Ogni giorno che passa ci viene rubato del tempo prezioso. Utile per fermarci e riflettere, abbandonandoci pienamente a noi stessi. Ed è proprio in quest’era che diventa vitale riconquistare un po’ di quel tempo tutto per noi, compiendo l’impresa che si rivela essere, smettere di pensare a tutto il resto.

   Nel nostro percorso verso l’ultimo respiro abbiamo la sventura (o la fortuna?) di attraversare momenti che segnano indelebilmente la nostra esistenza, di essere posti di fronte ad interrogativi che perseguitano la nostra specie da sempre, oppure di aver solo bisogno di tempo per riflettere, interiorizzare e provare sentimenti. Confrontarsi con tutto questo non può essere un’opera da realizzare sbrigativamente. 

   Prima di continuare però dobbiamo esaminare il concetto “meditazione”. Secondo la Treccani, meditare significa “concentrazione della mente nella speculazione e contemplazione di verità religiose, o di problemi filosofici o morali”, anche se ognuno, in fondo, medita a modo suo. In quanto esiste chi è capace di lasciarsi trasportare dal pensiero, e chi liquida la meditazione in maniera superficiale; chi ha bisogno di questa spesso, e chi quasi mai. Detto questo rimane vero il fatto che chiunque deve (o meglio, vorrà) prima o poi farci i conti.

   Credo fermamente che sia ancora possibile e fondamentale ricavare del tempo per meditare, per chiuderci in noi stessi, almeno per un po’. Ad essere sinceri, sono dell’opinione che nessuna rivoluzione o novità nella nostra vita quotidiana potrà mai strapparci dall’introspezione, perché ognuno di noi ne sente l’irrefrenabile bisogno. Sentiamo la necessità di scovare i preziosi insegnamenti che l’analisi interiore può offrire, di riflettere su temi che ci martellano la testa periodicamente e di rallentare il tachicardico ed opprimente ritmo a cui siamo sottoposti giornalmente.

   Basta sapersi isolare e il frenetico rumore intorno a noi può diventare sfondo di profonde riflessioni condotte durante una passeggiata tra le grigie vie della nostra città, l’imponente mole di “cose da fare” che abbiamo alle calcagna può essere dimenticata, se ne abbiamo bisogno, e possiamo rimanere vigili, in modo da non lasciarci sfuggire l’imperdibile occasione per meditare che, silenziosa, ci si presenta sotto forma di una qualsiasi rottura della normale routine, permettendoci del tempo libero al cento per cento, sfruttabile innescando un processo riflessivo dilettevole e benefico. 
Da parte mia non esistono limiti alla meditazione, insomma, ci sono domande a cui chiunque trova il tempo di rispondere. Cosa c’è oltre la morte? Dio esiste? Cosa farò della mia vita? È venuto prima l’uomo, o le Chicken Mc Nuggets?
Ognuno cerca una soluzione a questi interrogativi, in un modo o nell’altro.

   È anche vero, però, che pur essendo tutti accomunati da queste grandi domande, siamo tutti fondamentalmente diversi. È proprio per questo che ognuno di noi ha il suo personalissimo e, nel suo piccolo, efficace metodo per isolarsi, affinché possa soddisfare al meglio il suo desiderio di meditazione.
Ad alcuni, come me, basta un paio di cuffiette per lasciarsi andare al pensiero (come sta infatti accadendo durante la stesura di questo testo), altri necessitano di completa solitudine, e altri ancora hanno bisogno di qualcosa di più, come di abbandonare temporaneamente i luoghi che formano parte della propria abitudine. Questi ultimi spesso partono per un viaggio che li aiuta a rilassarsi, ricaricarsi e concedersi un po’ di tempo per pensare. Le mete scelte sono diverse, ma spesso si predilige una destinazione dov’è possibile un contatto diretto con la natura. Come mai?
Sono convinto, da scout radicato, che passare del tempo immersi nella natura sia la pratica che più di tutte può favorire la meditazione.   
Circondarsi di paesaggi non contaminati, ridurre la vita all’essenziale, porgere l’orecchio ai rumori della natura, camminare su strade che non conoscono pneumatici e motori, completamente indisturbati. Tutto questo non può che sgombrarci la mente e lasciarci liberi di scatenarla, al fine di sciogliere i nostri dubbi, riflettere, e appagare il nostro bisogno di tregua.

   Per quanto meditare rimanga quindi ancora attuabile, sono molti i casi di persone che rimangono inghiottite dal convulso vortice che è la vita di tutti i giorni. Persone che affermano, con assoluta certezza, che non si possono permettere di perdere del tempo in voli pindarici dalla dubbia utilità. Questi soggetti, francamente, li capisco; ma insisto nell’asserire che persino loro cederanno all’esigenza di una pausa meditativa, prima o dopo, in quanto arriverà il momento in cui considereranno più importante dedicare del tempo a loro stessi, prima che lo stress gli prepari un’imboscata, per rendersi capaci di continuare a sostenere il rapido ritmo di vita a cui sono legati, per concedersi una delle attività più belle e uniche che la vita può offrire. 

   In conclusione, sono sicuro che la meditazione non passerà mai di moda. Penso che sia una pratica fondamentale dell’essere umano. Una pratica che lo fa crescere e lo rende più interessante di qualsiasi altra specie. Se non si fosse già capito, trovo che il dialogo interiore sia un’attività affascinante, che può insegnarci molto più di quanto non sembri. Per questo motivo credo che noi esseri umani continueremo ad assecondare quello strano bisogno di uscire temporaneamente dalla società, per incontrarci faccia a faccia con noi stessi e con rompicapi meravigliosi.

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