Attraverso le sbarre il mare12 min read

                            

di Matilde Petretti e Silvia Barsotti

 Mare fuori è una serie televisiva di Ivan Silvestrini e Carmine Elia che ci ha molto colpito e ci ha fatto capire alcuni aspetti della società di oggi. Questa serie tv ha come sigla una canzone che esprime al meglio il suo significato. Questa sigla è stata scritta da Stefano Lentini e poi successivamente reinterpretata da un attore. Il titolo della canzone, ma anche della serie, Mare fuori, esprime infatti l’essenza di quest’ultima, racchiudendo in due parole quanto gli autori hanno cercato di trasmettere.

La vicenda è ambientata nel carcere minorile di Napoli, istituto penitenziario minori, nonché IPM, luogo che si lascia alle spalle la città difficile e il mare davanti, vicino e sfuggente, irraggiungibile, inteso come bellezza e libertà. Fuori, appunto, dalla loro portata. I protagonisti sono un gruppo di ragazzi, alcuni originari di Napoli altri invece di altre città, che si ritrovano all’IPM: tra di essi c’è chi sbaglia con la precisa volontà di farlo, chi non si rende conto della gravità dei suoi atti e chi è convinto che il vero sbaglio sia farsi arrestare, e non compiere un reato.

Dalle loro celle, i ragazzi assistono all’impeto delle onde e mantengono vivo il desiderio di libertà. La direttrice Paola Vinci e il comandante della polizia penitenziaria Massimo Valenti si impegnano per rimetterli sulla buona strada e a tracciare per loro un futuro migliore mettendoli in condizione di saper affrontare le numerose avversità che dovranno incontrare durante il loro cammino.

Mare fuori vuole lanciare un messaggio di speranza e di positività: infatti “anche attraverso queste sbarre si può vedere il mare”. Come racconta Carolina Crescentini, una delle attrici, si spera che un istituto penitenziario minorile possa essere un luogo di passaggio, ma il problema è che la convivenza forzata può anche portare a disastri dettati da atti di bullismo. Per questo vengono ribaditi tre concetti fondamentali: “responsabilità, regole, azioni e conseguenze”. Senza questi tre pilastri il rischio è di uscire – quando si esce – dall’istituto di carcere minorile e di ricadere negli stessi errori. L’intento di questa serie è quello di portare alla luce temi e luoghi che spesso la società cerca di dimenticare; ma di cui invece bisogna parlare, bisogna sapere che esistono e che ci si può finire, purtroppo anche facilmente. Non c’è lieto fine a tutti i costi, anzi spesso i protagonisti ricadranno nell’errore, ma sullo sfondo si intravedono l’amore, il pentimento e il perdono, quelle cose che hanno il potere di cambiare le persone e senza le quali sarebbe difficile capire cos’è davvero la libertà.

E ora veniamo ai personaggi principali, che sono Filippo, Carmine, Naditza, Edoardo e il Comandante.

Filippo: Filippo Ferrari è il protagonista. Sentiremo il suo nome poche volte perché fin dal primo giorno in carcere verrà soprannominato ‘’chiattillo’’, che in gergo napoletano significa ‘’bravo ragazzo’’. Filippo proviene da una famiglia di elevata classe sociale e quindi abituata a molti privilegi. Inoltre egli nutre una grande passione per il pianoforte, cosa che lo aiuterà molto durante la sua difficile permanenza in carcere. La sua storia inizia con una vacanza a Napoli insieme ad un gruppo di suoi amici, con i quali una sera dopo aver assunto inconsciamente stupefacenti, si ritroverà colpevole per errore di una spiacevolissima situazione, la morte di un suo amico. Filippo in carcere farà un grande percorso di crescita dal punto di vista caratteriale e morale, e in questo verrà anche aiutato molto da Carmine, personaggio che diventerà nel corso della serie un suo grande amico e aiutante.

L’amicizia ha nella serie un ruolo fondamentale. Secondo Aristotele la vera amicizia è quella tra due persone intese come due anime che trovano nell’altra persona comprensione e una sorta di specchio con la quale è possibile confrontarsi, esaminando se stessi attraverso l’altro. Questi ideali rispecchiano alla perfezione l’amicizia tra Carmine e Filippo, poiché entrambi hanno trovato l’uno nell’altro una spalla su cui appoggiarsi e piangere nei momenti di bisogno, ma in particolare una persona fidata su cui contare in una realtà così difficile.  Questa loro amicizia può essere contrapposta a quella tra Filippo e i suoi vecchi amici prima di entrare in carcere, un’amicizia basata solo sul divertimento senza alcun tipo di legame profondo, cosa che viene proprio condannata da Aristotele. Si può notare questa cosa nel momento in cui Filippo viene condannato per omicidio e i suoi ex amici lo accusano anziché aiutarlo a uscire fuori da quella situazione, come avrebbero dovuto fare dato che in realtà era innocente.

Carmine: Carmine è il secondo protagonista e svolge un ruolo decisivo all’interno della serie. Si tratta di un adolescente appartenente a una nota famiglia camorrista, i DiSalvo, ma che sogna per sé un futuro onesto e che per questo viene chiamato Pecora. Carmine cercherà per tutta la serie di fuggire dalla sua famiglia appartenente alla camorra che voleva a tutti i costi lo stesso destino per lui. Ciò che lo porta all’interno dell’IPM è l’azione che ha compiuto per amore della sua ragazza, Nina, conosciuta in ambito lavorativo svolgendo la professione di parrucchiere. La sua storia inizia un giorno quando, dopo essere stato licenziato dal negozio in cui lavorava, si dirige sulla spiaggia con la sua ragazza ed è proprio qui che viene raggiunto da alcuni ragazzi mafiosi che cercano di violentare Nina. Per cercare di proteggerla prende le forbici che utilizzava in negozio e colpisce uno di questi ragazzi uccidendolo. Questo fatto scatenerà l’ira della famiglia della vittima, rivale di quella di Carmine, che cercherà a tutti i costi di ottenere la stessa fine per Carmine.

Come per Sant’Agostino, anche la vita di Carmine pare ruotare intorno all’amore, e anche in questo caso, sebbene si tratti di un tipo d’amore molto diverso da quello di cui parlava Agostino, l’amore sembra essere al centro di tutto e pare essere in grado d’innescare una sorta di “perfezionamento della legge”: Carmine infatti non dimentica ciò che è accaduto ma trova grazie all’amore per Nina la forza per andare avanti giorno dopo giorno anche in un posto oscuro come il carcere.

La prima cosa che caratterizza Carmine è la vulnerabilità e il fatto che egli cerchi sempre di inseguire i suoi sogni senza avere timore del giudizio altrui. Carmine è un essere umano che è in grado di commuoversi di fronte a cose per lui inaspettate come la tenerezza e la passione per un lavoro.

Naditza: Naditza è interpretata da Valentina Romani. È una ragazza rom stanziale a Napoli. Alla vita al campo preferisce quella in carcere, che vede come una via di fuga dalla sua famiglia: infatti lei sentendosi costantemente in pericolo all’interno della propria casa, per sfuggirvi, compie azioni degne di arresto molto frequentemente: furto, truffa e oltraggio a pubblico ufficiale; tutto ciò con lo scopo di trovarsi in un posto sicuro che lei reputa una casa e con coloro che vi stanno all’interno e che lei reputa una famiglia.  È dotata di un innato talento per la musica grazie al quale riesce a suonare il pianoforte persino meglio di Filippo senza aver però mai studiato o preso lezioni e infatti riesce persino a riprodurre le canzoni ascoltandole anche solo una volta, senza conoscere neppure una nota. Naditza attraverso la musica riesce a trovare un suo modo per esprimersi e la considera un’arte che la fa sentire libera, perché è uno dei pochi ambiti in cui non esistono discriminazioni, cosa di cui è vittima ogni giorno della sua vita. Il suo talento naturale è oggetto di un’iniziale invidia da parte di Filippo, che ne rimane però contemporaneamente affascinato e finisce per provare per lei un sentimento, ricambiato.

Naditza è una ragazza sfacciata e molto solare che ogni giorno nutre una grande bisogno di riuscire a sentire le proprie emozioni poiché essendo un’adolescente vuole ritrovare se stessa. Ha un carattere molto espansivo e contagioso, con occhi pieni di luce, ma è anche carismatica e caparbia. A differenza degli altri personaggi, Naditza non subisce un grande cambiamento a livello psicologico all’interno della serie, semplicemente sentirà più il bisogno di assecondare le sue emozioni. Da questo personaggio abbiamo appreso che ognuno di noi deve ascoltare e imparare a stare bene con se stesso, perché la vera libertà sta nella conoscenza di noi stessi e nell’assecondarsi. Come ci ha insegnato Socrate, prima di conoscere tutto ciò che ci circonda è infatti necessario conoscere noi stessi, perché questo è il modo più adatto per vivere felici. Infatti Naditza, grazie proprio alla conoscenza del proprio carattere, potrà scoprire nuovi lati della sua personalità e diventare capace di amare e di appassionarsi.

Comandante: si chiama Massimo Esposito e il suo personaggio è interpretato da Carmine Recano. È il comandante della polizia penitenziaria. Uomo di grandi principi ma capace di ragionare oltre le regole, è fermo e severo, ma allo stesso tempo empatico nei confronti dei ragazzi e riesce sempre a capire chi ha davanti. Agisce con i fatti e non solo con le parole. Si sente costretto in un matrimonio infelice dal quale però ha avuto un figlio, Pietro; tuttavia questo non gli impedisce di affezionarsi a Carmine fino a considerare anche lui come un figlio.  In seguito ad un evento avvenuto in carcere, Massimo abbandonerà per un periodo l’IPM perché reputerà alcuni episodi accaduti all’interno di questo come un fallimento personale e non riuscirà a fare i conti in maniera costruttiva con se stesso. Sarà proprio grazie al figlio, quello biologico, che egli tornerà in carcere spinto dalla frase dettata da Pietro, che definisce il suo papà come “il re senza corona” dell’Istituto Penitenziario.

L’essenza di Massimo è proprio l’essere un padre in cerca di certezze. Paradossalmente le può trovare in questi ragazzi, grazie ai quali può coltivare una “grande propensione ad aiutare gli altri senza mai un ritorno personale.” Massimo si sente molto vicino a questi ragazzi perché è stato spettatore di episodi simili a quelli da loro vissuti.  Lui e Paola, direttrice dell’istituto, hanno diverse vedute sull’educazione dei ragazzi, ma col tempo imparano a rispettarsi, iniziando a provare dei sentimenti l’uno per l’altra. Massimo subisce un’evoluzione tra la prima e la seconda stagione grazie proprio al personaggio di Paola: i due riescono ad equilibrarsi l’uno con l’altra, proprio perché lei ha un carattere molto più morbido ed è molto più propensa ad aiutare gli altri con un calore e un colore diversi rispetto a Massimo. Infatti possiamo dire che da diversi che erano “insieme si completeranno’’. Come hanno insegnato infatti prima Platone e poi Plotino, l’amore è essenzialmente completamento, ricongiungersi a ciò che ci manca, nostalgia di un’unità perduta. Plotino infatti sosteneva che l’uomo fosse attraversato costantemente dalla nostalgia dell’Uno, nostalgia che sia manifestava sia nel pensiero filosofico sia nell’amore. Nel pensiero perché quando pensiamo e capiamo qualcosa tendiamo ad unire tutto in un’unica spiegazione, nell’amore perché siamo assaliti da questo desiderio di tornare all’unità, perché siamo incompleti e ci serve qualcun’altra che ci aiuti a ricucire la ferità che ci ha provocato la separazione dalla nostra metà.

Edoardo: Edoardo Conte è interpretato da Matteo Paolillo. Cresciuto nel malfamato quartiere di Forcella è stato arrestato per spaccio. È membro del clan dei Ricci di cui è ritenuto un elemento di spicco nonostante sia ancora molto giovane. Lui e Ciro, altro personaggio della serie, sono sempre stati legati dal desiderio di conquistare Napoli attraverso la camorra, desiderio che si è rivelato più volte spregevole, arrogante e narcisista. All’interno dell’IPM è considerato il “numero due” per autorità dopo Ciro, tanto da succedergli come capobanda dopo la morte di quest’ultimo. Crediamo che alla fine lui scelga questa strada non tanto perché desideri il potere, ma perché si sente obbligato. Ha avuto un figlio dalla sua giovane moglie Carmela, ma nonostante questo si è infatuato di Teresa, una ragazza che ha svolto dei servizi scolastici all’interno dell’IPM. Edoardo tradisce la moglie con lei, ma lei verrà a conoscenza di questo fatto e troncherà la relazione. La sua passione è la poesia, arte per cui ha un grande potenziale, ma non è in grado di impegnarsi davvero in nulla perché è sedotto dal mondo violento e criminale a cui appartiene, del quale vorrebbe scalare i vertici soprattutto una volta acquisito il suo nuovo ruolo di capo tra i detenuti. Edoardo si può sintetizzare nei due personaggi di Carmela e Teresa: se Carmela rappresenta quel mondo oscuro che lo affascina, Teresa ne rappresenta l’altra faccia, e quindi Edoardo per essere completo ha bisogno di entrambe. Edoardo riuscirà ad avvicinarsi a Teresa anche grazie alla poesia, un’arte in netta contrapposizione con la sua provenienza, che lo porta quindi ad apprezzare una realtà decisamente più profonda. Nonostante sia il primo a tradire Teresa, pensa di essere stato tradito da lei; infatti quando uscirà nel suo giorno di permesso, incontrando un amico di Teresa lo picchierà, sentendosi minacciato da lui. Questo è proprio il caso di un sillogismo svolto solo in parte, come nel caso dell’uomo acratico di cui parlano Platone e in particolare Aristotele, il quale ritiene che in questo tipo morale vi sia una chiara consapevolezza della premessa universale ma non di quella particolare. Edoardo, come l’uomo acratico, ritiene infatti sbagliato tradire in generale ma non si rende conto che pure lui adotta un comportamento sbagliato tradendo la moglie, e tuttavia giudica l’atteggiamento di Teresa nonostante lei non lo abbia tradito.

In conclusione, il messaggio della serie è la scelta: far capire che anche quando sembra non ci siano alternative, l’alternativa c’è. Questo è proprio il filo conduttore di molti rapporti che i vari personaggi intrattengono tra loro. Infatti, riprendendo una frase di Carmine, ossia “siamo nati difettati”, si capisce che se i ragazzi sono nati difettati è perché, in primo luogo, è il mondo ad esserlo, o almeno lo è per coloro che crescono in un contesto in cui non pare che ci siano alternative alla violenza. Poiché i problemi che sono trattati all’interno di questa serie tv, ora su Netflix, sono tutt’ora poco noti e poco discussi, per mettere noi giovani in condizione di affrontarli in maniera consapevole ed efficace pensiamo che sarebbe forse utile parlarne di più, anche in famiglia e a scuola, che è poi quello che ci siamo proposte di fare con questa recensione di Mare fuori.

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