“Ho tatuato il numero sul suo braccio sinistro e lei ha tatuato il suo nome nel mio cuore”5 min read

di Leonela Zelna

Il tatuatore di Auschwitz è un romanzo di Heather Morris, una scrittrice neozelandese che debuttò proprio con quest’opera. Pubblicò questo libro l’11 gennaio 2018 e iniziò ad avere subito successo. Ad aiutare in questo la scrittrice neozelandese fu proprio Lale, protagonista del libro, che in vari incontri le parlò di lui e Gita.

Lale e Gita sono due ebrei deportati ad Auschwitz nel 1942. Lale è un uomo molto coraggioso e intelligente con caratteristiche da leader infatti grazie al suo carattere riesce ad ottenere il lavoro di “Tatowierer” ossia il tatuatore del campo che lo porta a faticare meno degli altri lavoratori e ad avere alcuni privilegi, come una camera tutta sua. Lale sa che deve lavorare veloce e a testa bassa per non far infuriare le SS, ma detesta tatuare soprattutto donne e bambini perché non vorrebbe causargli dolore, e quando arriva il turno di Gita alza gli occhi e si perde in quelli di lei. Da lì nasce il loro amore, Lale fa di tutto per incontrarla, rischiando pure la sua propria vita.

Nel campo, oltre ad aiutare Gita, aiuta anche molti altri lavoratori contrabbandando gemme e soldi con degli operai in cambio di cibo. Il motivo per il quale questi due operai li procuravano cibo era perché loro, a differenza degli altri, tornavano a casa dopo aver lavorato nel campo. Grazie a questo cibo che ottiene dall’esterno riesce a corrompere anche le guardie delle SS per vedere Gita. Appena trovano del tempo libero i due si incontrano e ogni incontro per loro era magico anche se lei non era molto convinta di avere la possibilità di godersi questo amore anche fuori dai campi, ma lui la incoraggiava sempre e la portava a pensare a tutte le cose che avrebbero potuto fare al di fuori di là. Ovviamente questi incontri erano molto pericolosi per i due prigionieri ma i due erano talmente innamorati che non riuscivano a stare l’uno lontano dall’altra pure a rischio della loro vita. La vita all’interno dei campi non era per niente facile, andavano in contro alla fame, in contro al freddo, incontro al sonno vedendo anche scene orribili durante la loro permanenza nel campo: bambini fucilati, uomini messi in camere a gas per essere uccisi, corpi cremati, camion pieni di bambini donne e uomini pronti ad essere ammazzati che arrivavano ogni giorno e che dovevano essere tatuati da Lale.

Nonostante tutto la coppia non molla e credono molto nel loro amore, per loro non esiste luogo in cui l’amore non può vincere e questo è quello che ci viene descritto in questo libro, un amore che va contro tutto e tutti. Sarà solo durante un freddo inverno del 1944 che i due riescono a scappare in giorni diversi dal campo ma non si incontreranno per un po’ di tempo. Lei attraverso alcuni aiuti riesce ad arrivare a Bratislava, dove registra il proprio nome alla Croce Rossa come molti altri detenuti facevano una volta usciti dal campo. Lui invece scappa qualche tempo dopo di lei e appena uscito riesce a raggiungere la propria sorella ma non riesce a pensare ad altro che a Gita e a quanto vorrebbe averla al suo fianco, così parte per cercarla.

Trovarla non sarà facile, Lale si munirà di un cavallo per partire alla ricerca e dopo essere arrivato alla stazione di Bratislava trascorrerà più di 3 giorni a scorgere il suo volto tra tutte le donne che scendono dal treno finché grazie al capostazione viene informato del fatto che tutti i deportati da Auschwitz si registravano alla Croce Rossa e li viene dato un indirizzo. Lale, una volta ricevuto l’indirizzo, con il cavallo si reca subito sul posto ma è proprio prima di raggiungere il posto che intravede tra alcune persone quello che è il volto di Gita e appena la vede, senza pensarci molto le chiede di sposarlo.

Come ho già detto prima di introdurre la storia, attraverso questa descrizione minuziosa di una studentessa non potrete mai provare le stesse emozioni mi che io ho provato leggendolo. Un libro che non solo ci descrive in modo dettagliato la vita che i detenuti vivevano all’interno del campo, ma un amore che va al di là di tutto. Attraverso la lettura di questo libro ho iniziato ad apprezzare sempre di più cose che per noi sono considerate “normali” o “stupide” tipo avere un pasto caldo, o avere un letto, o dei vestiti decenti, ma soprattutto avere la LIBERTÀ. Tutte cose a cui noi non facciamo caso perché siamo davvero fortunati e dovremmo apprezzare ogni giorno di più la vita meravigliosa che viviamo.

Penso che non bastino parole, libri, racconti o film per farci capire come era veramente la loro vita: certe cose non si riescono a capire finché non vengono vissute. Al di là di queste scene e queste descrizioni inquietanti e tristi abbiamo anche un amore, un amore che resiste in un luogo in cui l’amore non dovrebbe nemmeno esistere. A colpirci soprattutto è la positività di Lale che affronta tutto col sorriso, spinto da un amore mai provato prima d’ora, ad andare avanti e lottare per conquistarsi l’amore della sua vita e gran parte delle storie d’amore che vediamo nei film anche questa avrà il suo lieto fine. Auguro a tutti di trovare un amore forte come il loro, che non conosce apparenze, non conosce paure, non conosce freddo né fame, ma solo una passione e un affetto che nasce da dentro e aumenta ogni giorno di più, un amore che non chiede nulla in cambio se non solo tempo.

 

Heather Morris, Il tatuatore di Auschwitz, Milano, 2019, Garzanti editore

 

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