Il mito della caverna di Platone spiegato da Tim Burton3 min read

di Alice Longhi

Grazie al suo inconfondibile stile gotico, che riesce ad essere leggero e romantico, ma allo stesso tempo macabro e malinconico, Tim Burton è ormai uno dei registi più noti degli ultimi decenni.

I personaggi da lui rappresentati sono vicini a quella che è la sua persona: chiuso e solitario, emarginato dalla società per il suo essere strano e inusuale.

Tra le sue fonti di ispirazione artistica troviamo il cinema espressionista degli anni ‘20, le opere dell’autore Edgar Allan Poe, la corrente artistica del surrealismo, ma anche diverse opere letterarie e filosofiche.

Il protagonista del film è Jack Skeletron, il re delle zucche nel Paese di Halloween. In questo mondo tutto ruota attorno alla festa del 31 ottobre, per la quale i preparativi durano l’intero anno. Gli abitanti sono creature mostruose di ogni tipo, la loro sola occupazione nella vita consiste nel suscitare spavento e terrore il giorno di Halloween, per loro l’unica realtà è questa, non esiste altro.

È proprio Jack però, che spaesato e stanco di dedicare la sua esistenza a spaventare, decide di uscire dal Paese di Halloween. Dopo aver vagato nel bosco tutta la notte, si ritrova all’alba in una radura, circondato da alberi con delle porte incise sul tronco, ognuna di esse raffigurante il simbolo di una diversa festività.

Questa scena è analoga al momento del mito platonico in cui lo schiavo si libera dalle catene che lo confinavano in una caverna, dove lui viveva convinto che le ombre proiettate sulla parete di roccia davanti a lui fossero l’unica realtà esistente.

Entrambi i personaggi fino a questo istante erano confinati e limitati nel loro sapere, quindi ignari di tutto ciò che esiste al di fuori del loro mondo fatto di ombre. Appena però, per un motivo o per l’altro, escono da questa gabbia che gli impediva di ampliare la loro conoscenza dell’universo, vengono abbagliati dalla luce del sole (idea di bene, grazie alla quale è possibile la conoscenza) e restano in contemplazione di una nuova verità.

Jack scopre l’esistenza di altre festività, immergendosi soprattutto in quella del Natale. Dall’altra parte abbiamo lo schiavo che si è liberato e uscendo dalla caverna scopre il mondo delle idee (Iperuranio), perfette, immutabili e vere.

A questo punto sia Jack che lo schiavo si ritrovano ad avere un dovere morale: quello di informare i loro coetanei della nuova scoperta e metterli a conoscenza del nuovo modo di vivere.

È proprio in questo momento che i due diventano filosofi, perché ritornano nella caverna e nel Paese di Halloween per adempiere al loro compito.

Per Platone la filosofia e il filosofo non devono infatti essere estranei alla vita politica e civile, bensì devono aiutare lo stato attraverso la consapevolezza e informazione della realtà.

Più volte il regista sembra ricollegare dettagli del mito al film: le ombre che per Platone rappresentano le cose sensibili, imperfette, sono spesso presenti nel Paese di Halloween, specialmente in momenti più macabri e oscuri come la sconfitta del Bau Bau, antagonista principale odiato da tutti per la sua malvagità, la cui ombra è viva e dotata di intelligenza.

 

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