In ricordo di una sempre nuova età dell’oro6 min read

 

di Isabel Bianchi

 

Publio Virgilio Marone fu uno dei letterati romani più celebri, vissuto fra il 70 e il 19 a.C., egli fu il membro più in rilievo del circolo letterario di Mecenate e si indentificò come cantore della magnificenza di Roma e della grandezza di Ottaviano Augusto, a cui fu strettamente legato per tutta la sua vita. Virgilio fu molto apprezzato dai contemporanei e, a differenza di alcuni autori come Lucrezio, egli fu stimato anche durante il Medioevo, in particolare venne identificato da Dante Alighieri come simbolo della ragione umana e delle sue più alte esecuzioni nella Divina Commedia.

Di Virgilio ci pervengono tre grandi opere: le Bucoliche o Ecloghe (composte fra il 42 e il 39 a.C.), il poema epico-didascalico le Georgiche (composto fra il 39 e il 29 a.C.) e il poema eroico l’Eneide (composto fra il 29 e il 19 a.C., rimasto incompiuto poiché la morte sopraggiunse).

In particolare le Bucoliche sono una raccolta di dieci carmi in esametri, quelli dispari sono mimici (dialoghi) e quelle pari sono narrativi,  a carattere bucolico-pastorale, infatti narrano le vicende di alcuni pastori che vivono o in Sicilia o in Arcadia; i pastori vivono in un mondo “fatato” e il ritmo della loro vita è scandito dalla natura, essi sono tranquilli e pacifici, trascorrono la loro esistenza prediligendo la completa assenza dalle passioni, soprattutto quelle amorose ( sembra proprio che i pastori seguano gli ideali dell’Epicureismo, la dottrina filosofica a cui Virgilio aderisce).

Assume una peculiare importanza la IV Ecloga, la quale venne scritta intorno al 40 a.C. e dedicata ad Asinio Pollione, console di Roma in quell’anno; per capire il significato del testo di questa Bucolica è necessario fare riferimento alle credenze di Virgilio riguardo la scansione temporale della Terra: secondo l’autore la Terra ruotava attorno ad un processo ciclico chiamato Magnus Ordo, il quale era una grande arco temporale strutturato in maniera ordinata, questo era diviso in quattro grandi epoche, rispettivamente l’età dell’oro (epoca di prosperità), l’età dell’argento (epoca in cui nasce il lavoro), l’età del bronzo (epoca in cui nascono i mestieri) e l’età del ferro (epoca in cui dilagano le guerre), al termine dell’ultima epoca vi è sempre un’enorme esplosione  (ἐκπύρωσις, ekpýrosis)  che riporta tutto allo stato nebuloso e resetta la Terra, in seguito inizia un nuovo Magnus Ordo. Ovviamente nel periodo in cui Virgilio visse l’umanità si trovava nell’età del ferro, infatti in quel momento era aperto lo scontro bellico fra Ottaviano e Antonio, il quale creava una situazione di precarietà e sconforto in tutta la popolazione romana; Virgilio allora decide di dare voce alla speranza dei cittadini di concludere definitivamente i conflitti, quindi egli auspica la fine dell’età del ferro e l’inizio dell’età dell’oro e fa questo attraverso la IV Ecloga: nel testo afferma che sta per nascere un bambino, il quale si identificherà come salvatore dell’umanità, egli rigenererà gli uomini dalle loro colpe e attraverso la propria influenza riporterà l’età dell’oro sulla Terra. Di seguito propongo i primi versi della IV Ecloga, la loro traduzione e una breve analisi; essi sono caratterizzati da termini che riprenderà anche Pascoli nelle sue raccolte “Myricae”, “Canti di Castelvecchio” e “Poemetti”:

 

 

Sicelides Musae Paulo maiora canamus

non omnes arbusta iuvant humilesque myricae,

si canimus silvas silve sint consule dignae.

Ultima Cumaei venit iam carminis aetas;

magnus ab integro saeclorum nascitur ordo.

 

Muse siciliane cantiamo cose un po’ più grandi

non a tutti giovano gli arbusti e le umili tamerici

se cantiamo le selve, le selve siano degne di un console.

L’ultima epoca della profezia di Cuma è giunta;

ricomincia da capo la grande sequenza delle epoche.

 

 

 

“Canamus” è un verbo molto interessante, in particolare è un congiuntivo presente esortativo, tale verbo veniva usato spessissimo all’inizio dei poemi, infatti solitamente questi componimenti erano pensati per avere un accompagnamento musicale che si affiancasse alla recitazione, inoltre “canamus” e “canimus” rappresenta un poliptoto. Il verbo “iuvant” è transitivo e in latino regge il doppio accusativo (la costruzione latina di questo verbo: “io giovo qualcuno qualcosa”, mentre quella italiana: “io giovo a qualcuno con qualcosa”). “Canumus silvas/ silvae sint” è un’espressione dotata di chiasmo, “silvas” e “silvae” è un altro polipototo, “silvae” e “dignae” sono in iperbato e sono legati da un omoteleuto. “Ultima” e “aetas” sono altri due termini in iperbato, mentre “Cumaei” è un termine importante poiché si riferisce ai libri sibillini, i quali esistevano a Roma ed erano degli scritti in cui i sacerdoti racchiudevano tutte le profezie della Sibilla Cumana (veniva consultata nei momenti di crisi); “ab integro” è un’espressione che deve essere intesa come “da capo” e “integro” in particolare significa “purificato” e “perfetto”.

L’età dell’oro è un’epoca di prosperità e pace per l’intera umanità, quindi l’avvento del puer recherà gioia e serenità agli uomini, le donne e i bambini, i quali non dovranno faticare per vivere, ma si accontenteranno dei frutti che offre la Terra, la quale sostenterà spontaneamente l’umanità. Ogni età del puer, di natura divina, è scandita da miracoli sempre più grandi e meravigliosi, la maestosità dei miracoli è direttamente proporzionale all’età del puer: quando egli sarà un neonato dilagheranno nel mondo emozioni, sensazioni e situazioni positive che Virgilio esprime attraverso dei fiori: fedeltà (edera), armonia (colocasia), amore eterno (bacca o elicriso), verginità (acanto) e fecondità (amomo o cardamomo); inoltre moriranno l’insidia, rappresentata allegoricamente dal serpente e la falsità, simboleggiata dall’erba ingannevole. Quando il puer diventerà adolescente allora la Terra offrirà i tre beni fondamentali: miele, uva e grano, tuttavia, come afferma il testo, il ragazzo è ancora giovane e non un uomo consolidato, perciò non riesce a contrastare tutto il male: ancora poche guerre dilagheranno insieme alle tracce dell’antica scelleratezza. Infine il puer diventerà un uomo invincibile e l’età dell’oro arriverà al massimo apice di grandezza: non ci sarà più bisogno di coltivare e allevare e nemmeno di commerciare, tutto sarà offerto dalla Terra, per esempio il contadino toglierà il giogo ai buoi, il quale è solo il simbolo di un’ulteriore tortura che gli uomini infliggono alla natura.

Gli studiosi presentano diverse ipotesi su chi possa essere il puer:

-Ottaviano Augusto.

-Marcello: nipote di Ottaviano e figlio di sua sorella Ottavia, il quale fu designato da Ottaviano stesso come suo erede.

-Non un bambino vero, bensì l’età dell’oro in sé.

-Uno dei figli di Antonio e Cleopatra.

-Il figlio di Asinio Pollione. Asinio Pollione nel 40 a.C, quindi nel periodo in cui Virgilio scrive le Bucoliche, era console e patrono dell’autore, proprio in quell’anno Pollione aspettava un figlio dalla moglie.

-Infine il Medioevo volle vedere nel puer la prefigurazione di Gesù.

 

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