Itinerario del mondo alla rovescia4 min read

di Valeria Vavalà*

 

Lordine e il disordine del gioco letterario. Dagli amori di taverna di Cecco Angiolieri alle favole al rovescio di Gianni Rodari.

 

Cosa mette insieme i Carmina Burana e i sonetti di Cecco Angiolieri, il Dialogo sopra i massimi sistemi di Galilei, il Don Chisciotte e i giochi di parole di Stefano Bartezzaghi? È il gioco del rovescio, l’improvvisa prospettiva del contrario che ribalta gli orizzonti e fa del presente un tempo di beffa e di rivelazione. In fondo non è il rovescio meno importante di ciò che appare nel suo aspetto consueto. E tutto, proprio tutto si sostiene sul suo contrario.

Esiste qualcosa di universale, valido per tutti, che riesce a far star bene indistintamente ogni persona? Ovviamente no, ma sarebbe bello che esistesse. Può una stessa cosa essere causa del tuo bene e del tuo male contemporaneamente? Esiste un ordine per cui il bene e il male restino ben distinti, vicini o lontani? Penso a quante volte si soffre per aver fatto la cosa giusta… Eppure era la cosa giusta.

La letteratura ci educa alle contraddizioni e ci insegna che non esiste un percorso prestabilito. Ed è bello allora non dover dare spiegazioni a qualcuno, neppure a te stesso del perché mai il lupo sia arrivato al punto da perdersi nel bosco portando la cena alla nonna.

Potrebbe forse essere l’ordine che ci fa arrivare a quella sensazione di pienezza e appagamento, a quei significati ultimi che tanto ricerchiamo?

La consapevolezza che c’è un ordine nel mondo ci conforta. Ci rincuora la consapevolezza che non siamo dispersi in mare, abbandonati alla corrente, al vento, ai tuoni e ai fulmini, ma che c’è una sequenza nel moto ondoso, che quando il Sole si poggia all’orizzonte, lasciando affascinato chiunque lo guardi, lo fa per cullarci nella notte, permettendoci così di osservare le stelle e lasciare che siano loro a darci la via.

Lo stesso ordine perfetto sta nelle parole, così perfetto che non importa da dove si possa iniziare a leggere, perché quelle parole significheranno sempre la stessa e diversissima cosa. Le parole sono geometriche, matematiche, hanno un ordine di suono e di senso, ma, se non ci si presta attenzione, a volte nemmeno si nota.

Le parole compongono la geometria del linguaggio. E sono le parole che inventano mondi e ordini nuovi, come per Don Chisciotte della Mancia, che  parlava, amava e sognava dentro a un sogno. Le parole tracciano la geometria nascosta e affascinante del mondo.

Se Gianni Rodari, nello scrivere una delle sue ‘Favole al rovescio’, non avesse specificato “al rovescio”, sarebbe andato bene lo stesso? Mi chiedo perché abbia sentito la necessità di mettere in evidenza che si trattava di un ordine contrario, perché abbia voluto percorrere le favole controvento.

Ci sono casi in cui tutto al rovescio funziona, tipo le parole o le frasi palindrome e casi in cui il rovescio fa perdere di senso, come nelle frasi di Rodari.

Eppure, anche quando il rovescio non ha senso in realtà non è detto che sia così, facilmente si può ritornare ad una regola, un senso ordinato, anche comico e ironico. Basta precisare che si intende pensare tutto al rovescio, ma proprio tutto. Rovesciando i canoni “standard” tutto è al dritto e come si farà a dire poi cosa sia effettivamente al rovescio resta un mistero.

Una situazione di caos potrebbe avvenire se si ribaltassero metà dei valori. Allora ci sarebbe confusione, allora c’è confusione. Basta ragionare sul passo del Dialogo sopra ai massimi sistemi di Galileo Galilei in cui critica i Peripatetici. Scoppiano guerre a causa delle parole e dei loro ordini contrari.

Uscendo dalle favole il lupo non è sempre cattivo o buono. E non lo si può sapere fin quando non abbiamo finito di leggere la favola, solo allora possiamo decidere se abbiamo letto al rovescio.

In fondo esiste sempre una geometria intrinseca del mondo da ricercare. Nel mentre che si cerca, ognuno ha il proprio modo per essere contento, la propria passione.

C’è chi scrive poesia da cantare tutti insieme nelle taverne, chi, come Cecco Angiolieri, nella lista dei desideri ha solo tre semplici cose che nel complesso lo rendono felice: una donna, una taverna e un dado. C’è chi dipinge, chi scrive e chi fa festa. E tu?

 

Valeria Vavalà frequenta la classe IV B del Liceo Scientifico Talete di Roma

 

Lascia un commento