La libertà attraverso il gioco e la bellezza3 min read

di Veronica Zaffora

Le Lettere sull’educazione estetica dell’uomo sono un’opera scritta da Friedrich Schiller, un noto filosofo, poeta e drammaturgo tedesco. Quest’opera, composta da ventisette lettere, racchiude le sue teorie sulla bellezza, il cui significato racchiude nella parola ‘estetica’, al contrario di Kant, che affiancava alla parola ‘estetica il significato di ‘scienza delle sensazioni’. Kant viene nominato spesso all’interno delle “Lettere” fin dalla prima epistola, dove Schiller cita la tesi kantiana secondo cui l’illuminismo sarebbe l’uscita dell’uomo dalla minorità.

In quest’opera Schiller sviluppa ulteriormente la teoria di Platone secondo la quale l’arte può essere alla base dell’educazione alla libertà se si sviluppa un’educazione estetica. Schiller sosteneva infatti che ogni uomo contiene dentro di sé il gene dell’uomo ideale ed ogni uomo è chiamato a vivere un percorso che permette di raggiungere l’ideale di bellezza attraverso il gioco.

Nelle prime epistole si può notare che il pensiero di Schiller è profondamente influenzato dalla situazione politica del tempo. Schiller, infatti, pubblica le lettere sull’estetica dopo la fine della Rivoluzione francese. Il suo pensiero estetico, dunque, si confonde spesso con quello politico. Schiller cita spesso la libertà che lui considera l’equivalente della bellezza. L’arte, infatti, non deve essere condizionata dal ‘bisogno del gusto del secolo’ ed essendo ‘figlia della libertà’ come l’educazione ha come punto di riferimento l’ideale, non il proprio tempo, perche la capacità di immaginazione non può essere soffocata dal razionalismo illuminista dell’epoca.

Schiller sostiene quindi che è necessario porre in primo piano il problema della bellezza in quanto libertà rispetto alla politica e porre quindi il problema dell’uomo (estetico) davanti a quello del cittadino (politico). L’invettiva di Schiller verso la corrente illuminista è quindi che la libertà ottenuta attraverso la Rivoluzione francese non è autentica libertà perché non è una libertà estetica, “che anzi, per risolvere in pratica quel problema politico, si deve procedere attraverso il problema estetico, dacché è unicamente attraverso la bellezza che si perviene alla libertà”.

Fin dalle prime epistole si comprende quindi che il pensiero di Schiller è basato sul soggetto che raggiunge la libertà morale, e quindi sull’uomo, sulla base del quale distingue due principali caratteristiche: un istinto o impulso formale e uno sensibile.

“L’istinto sensibile, vien fuori dall’esistenza fisica dell’uomo o dalla sua natura sensibile, ed ha il compito di porlo nei limiti del tempo e di renderlo materia”; quello che invece può essere definito come istinto formale emerge dalla  natura razionale dell’uomo “e tende a porlo in libertà, a portare armonia nella varietà del suo fenomenizzarsi e, anche nel mutamento del suo stato, ad affermare la sua persona”.

Questi due istinti sono rispettivamente la sensibilità in quanto essere materiale immediatamente presente ai sensi, ha il compito di porre l’uomo nei limiti del tempo, di renderlo materia, producendo accidenti, e l’intelletto inteso come forma vivente, esistenza assoluta dell’uomo o della sua natura razionale, che ha il compito di portare armonia al fine di affermare la sua persona. Se l’uomo fa prevalere l’impulso sensibile su quello formale non sarà mai un ‘io’ perché disperso nella materia e nel tempo; se invece avviene il contrario l’uomo sarà solo forma senza realtà. L’uomo diventa dunque un ‘io’ solo quando raccoglie in unità i due impulsi, così da limitarli entrambi, creando un terzo impulso, quello del gioco, che ha lo scopo di portare materia nella forma e la forma nella materia.

“L’oggetto dell’istinto del gioco, presentato in uno schema generale, dunque, potrà chiamarsi forma vivente: un concetto che serve per la designazione di tutte le qualità estetiche dei fenomeni e, in una parola, di tutto ciò che si chiama, nel più ampio significato, bellezza”. L’uomo, attraverso l’istinto del gioco, può far coesistere l’impulso formale e quello sensibile, realizzando quell’armonia che può portarlo verso la libertà.

Friedrich Schiller, Lettere sull’educazione estetica dell’uomo, Roma, 2002, Armando Editore

 

 

 

 

 

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