Il 2021 edulcorato

di Abramo Matteoli

Plop!

Stappo una bottiglia, me ne verso un po’. Mentre le bollicine chiare iniziano a percorrere il calice penso che è proprio una bella occasione. Poi, tutto sommato, me lo merito proprio.

«Per cosa beviamo?» chiede, giustamente, la voce fuori campo.

«All’anno nuovo. Brindiamo all’anno nuovo» rispondo io; potrei sembrare in ritardo, ma non lo sono per niente. Gennaio è un mese di uggiosa nostalgia, troppa per esser considerato incipit di un nuovo tempo. Gennaio è la pagina bianca che si frappone tra i capitoli di un libro, quella che ci permette di respirare, mentre sbagliamo a scrivere la data e ci permettiamo una finestra di distrazione. Si, gennaio è proprio affollato, c’è troppo su cui riflettere, troppo da promettersi, un freddo cane, e il calciomercato – come se non bastasse.

Arriva, di questi tempi, un momento in cui ti rendi conto che è febbraio. È lì che comincia il nuovo anno, rinnovi la tua consapevolezza che il tempo vola, sbuffi, e un po’ ti prendi male. Mancano meno di due settimane a San Valentino, Sanremo insidia le chiacchere, il tempo per bighellonare giunge al termine. È l’istante in cui la pagina bianca lascia spazio al capitolo nuovo, che inizia perché deve, impreparato, di malanimo.

Ad essere onesto, però, festeggio soprattutto per un’altra ragione. Si è appena concluso un periodo d’affanno indaffarato. E io, posso finalmente riprendere a respirare.

Nonostante mi consideri perfettamente nella media, utilizzo parecchio il mio arrembante telefono per scorrere chilometri di home page. Sia TikTok o Instagram non importa, il dove non interessa, ma interessa il cosa mi propinano quei meravigliosi algoritmi dalle uova d’oro. Quando è iniziato formalmente l’anno nuovo, infatti, sono stato inondato da una moltitudine innumerevole di video-recap atti a consegnare l’anno appena tramontato alla memoria, impacchettandolo per bene. Sapete benissimo a che video mi riferisco, quelli colmi di ricordi felici, intensi tramonti, amici perfetti, sorrisi giovani – che “ricordano” l’anno che è stato. Video che emanano un’aura spensierata, che ti fanno sentire in colpa di esserti svegliato col piede sbagliato.

Ne vidi uno, due, cinque. Iniziai a odiarli. Dieci, venti, cento.

Colori sgargianti, musica angelica, volti allegri, capelli al vento, sguardo al futuro, saudade speranzosa. Sembravano prodotti con lo stampino. Scorrevo e scorrevo ancora. Non c’era mica scampo. Il mio pollice tremava combattendo lo schermo sporco, fuggiva (invano) via dal paragone, che come accade sovente, ne uscì comunque vincitore. Leggi tutto “Il 2021 edulcorato”

Le ragazze romane in apnea

 

Lo scandalo delle baby squillo del 2013

di Rebecca Giusti

Inizia tutto nella capitale italiana circa otto anni fa. Piano piano, la storia viene fuori e diviene un fatto chiacchierato, discusso, su cui tutti riflettono, ma temo anche, terribilmente imitato da moltissime altre ragazze.

Lo scandalo dei Parioli è ancora oggi attualissimo, simboleggia una generazione cresciuta male, la gioventù bruciata del ventunesimo secolo. Sulla scia di “Bling Ring” e “I ragazzi dello zoo di Berlino”, queste due ragazze cresciute in un quartiere della Roma bene, che studiano rispettivamente al classico e ad un’altra scuola privata rinomata nella città, si spengono e decidono che la luce dell’infanzia ormai è da archiviare, non fa più per loro.

Prima della maggiore età, prima di sapere che cosa ne sarà della loro vita e del futuro che si prospetta davanti a loro, o di essere semplicemente anche solo più consce di sè stesse, cominciano a prostituirsi. Da marzo del 2013 (la più piccola delle due comincerà a svolgere lo stesso lavoro solo da maggio) fino all’inverno dello stesso anno, le due tirano su un impero basato su nomi fittizi e montagne di banconote, uno stipendio per un lavoro a tempo pieno. Leggi tutto “Le ragazze romane in apnea”

Un tunnel buio che esiste davvero

Le organizzazioni settarie in Italia

di Rebecca Giusti

Alcuni mesi fa lessi un libro intitolato “Nella Setta”. La copertina era sui toni dell’azzurro con il semplice titolo centrale, sembrava uno di quei racconti noiosi dove non succede niente per trecento pagine e quando lo chiudi tiri un sospiro di sollievo, perché dai, ti aspettavi di più dalla trama. Credo che questa sia stata una delle situazioni migliori per affermare con certezza che giudicare i romanzi dalla copertina lo fanno gli stupidi o le ragazzette annoiate (quando mi succede penso di trovarmi sempre in una delle due fasi).

In realtà infatti, il libro era di circa duecento pagine e la storia contenuta all’interno era una delle più rocambolesche che si possano immaginare (Indiana Jones versione articoli d’inchiesta e di denuncia). I due scrittori che hanno lavorato al romanzo per più di un anno hanno condotto ricerche su moltissime sette in Italia, viaggiando dal nord della penisola fino alle zone meridionali. Esponendosi costantemente al pericolo, sono riusciti a penetrare in moltissime di esse come falsi adepti e ad ottenere interviste crude, ma illuminanti, da coloro che sono riusciti ad uscirne, con gravi perdite o in situazioni disastrate. Leggi tutto “Un tunnel buio che esiste davvero”

Violenza sulle donne: un quarto degli italiani incolpa le donne

di Viola Lencioni

Il 24%: questo è il dato che emerge da uno studio condotto dall’ISTAT nel 2019. Infatti circa un quarto della popolazione italiana ritiene che le donne provochino la violenza con il loro abbigliamento. Lo studio si è occupato degli stereotipi sui ruoli di genere e dell’immagine sociale della violenza.

Anche altri dati che emergono sono preoccupanti.

Il 39% pensa che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole.

Il 15% è dell’opinione che una donna sia in parte responsabile della violenza subita se ubriaca o sotto l’effetto di droghe.

Il 10% ritiene che molte delle accuse di stupro siano false.

Il 6% afferma che le “donne serie” non vengano violentate.

(Fonte: Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale (istat.it))

Questi dati sono spaventosi, ma il campanello d’allarme doveva essere il numero di femminicidi (69 nel 2019), rimasto costante  anche nel 2020. (fonte: FemminicidioItalia.info Notizie di violenza sulle donne, maltrattamenti in famiglia, stalking e lista dei femminicidi in Italia).

Secondo un’indagine più recente, condotta da AstraRicerche, ad oggi la mentalità non sarebbe cambiata. Sempre un quarto degli italiani ritiene che le donne provochino la violenza con il loro abbigliamento, un italiano su tre non considera  forzare la propria partner ad avere un rapporto un comportamento violento. Allo stesso modo, tre italiani su dieci non giudicano violenza tirare uno schiaffo alla compagna se questa ha flirtato con un altro. (Fonte: “Schiaffeggiare la moglie non è violenza”: il 40% degli italiani giustifica botte e abusi sessuali (mediaset.it))

Diana de Marchi, presidente della commissione alle pari opportunità del consiglio comunale di Milano, afferma che sia necessario un cambiamento culturaleculturale. Infatti come gesto simbolico il comune di Milano ha tenuto la bandiera a mezz’asta durante la giornata del 25 novembre.

Ciò che emerge dai dati è chiaro: la mentalità della popolazione deve cambiare. Bisogna imparare a essere sensibili alla violenza, a riconoscerla in quanto tale per poterla combattere nel modo giusto. Per farlo però è importante partire dal basso, dalle piccole cose della vita di tutti giorni, e soprattutto daa sempre troppo trascurata educazione.