Un libriccino logoro e consumato dedicato agli animali3 min read

 

di Ginevra Pantano

Durante il mese di maggio mi sono dilettata nella lettura di un libro che, probabilmente, se non fosse per il fatto che a breve racconterò, non avrei mai scelto e neanche preso in considerazione. Sta di fatto che un giorno mia sorella mi chiese aiuto per realizzare un  erbario: accettai  volentieri e nel mentre prendevo i grossi tomi di cucina, arte, storia appartenuti a mia nonna da posizionare sopra i fiori incappai in questo libriccino logoro e consumato, lessi il titolo e subito mi venne in mente che il mio professore di filosofia, il quale ci sollecita continuamente a leggere, ne aveva parlato e perciò mi dissi che era un segno del destino e quel giorno stesso iniziai la lettura di questo libro particolare.

Ammetto che la lettura non sia stata semplice e rilassante, anzi direi che il rapporto che ho avuto con questo libro è stato molto conflittuale e mi sono sentita anche un po’ presa in giro dallo stesso autore, il signor Konrad Lorenz, il quale ha dedicato la sua intera vita allo studio del comportamento animale.

Lorenz infatti, per il mio modesto parere, ha ingannato il lettore scegliendo come titolo L’anello del re Salomone perché la prima cosa che si pensa è che il libro si ispiri ad una storia mitologica, a un vecchio racconto di fantasia… e invece no, assolutamente no, anzi l’autore fornisce informazioni e nozioni  particolarmente precise, chiare derivate da esperimenti ripetuti più volte e su specie differenti, studi, esperienze dirette e perciò credo proprio che il titolo non rispetti il contenuto.

Parlando invece del succo del libro ho molte considerazioni da fare: la lettura, oltre che fornirmi informazioni molto utili sugli animali, mi ha fatto conoscere il suo autore; mentre leggevo infatti mi immaginavo un vecchio signore dalla barba bianca che passa le sue giornate con gli animali analizzandone i comportamenti, i modi di fare, gli atteggiamenti o che se ne sta rinchiuso del suo studio nella fredda Altenberg a mettere per scritto tutte le sue osservazioni, ipotesi fino a crollare esausto sul tavolo.

Un altro aspetto particolarmente complicato sono stati i capitoli. Preferisco i capitoli corti mentre nel libro c’è un alternarsi di capitoli brevi a capitoli lunghi all’incirca 20 pagine dove di continuo non facevo che contare e ricontare le pagine che mi mancavano per iniziarne uno nuovo. Fra questi ne ho trovato uno immensamente noioso che, se proprio devo dirla tutta, non ho neanche finito. Le taccole inizialmente non avevo idea di cosa fossero e questa parte mi ha talmente nauseata che non sono neanche andata su internet a cercare un’immagine di queste bestiole. Nonostante lo sconforto iniziale a causa delle taccole sono andata avanti e devo dire che sono molto contenta di averlo fatto poiché, gli animali analizzati dal vecchio signor Lorenz, nei capitoli successivi, sono animali a me vicini e perciò è stato molto interessante scoprire perché i miei cani hanno un certo atteggiamento in quella determinata situazione, cosa è giusto fare, e devo dire che avendo molta esperienza con gli animali, in particolare con i cani, sapevo già parecchie cose ma Lorenz me ne ha fatte scoprire di nuove e mi ha confermato certi aspetti.

Mi è poi particolarmente piaciuto il fatto che abbia fatto i suoi studi in un ambiente domestico trattando i vari animali con rispetto e considerandoli parte della sua famiglia e non come cavie da laboratorio: ciò dimostra la passione, l’amore che prova verso lo studio di queste creature e lo ringrazio per aver reso pubblici i suoi studi e per le sue scoperte.

Normalmente non sono solita sottolineare il contenuto del libro, ma in questo caso ho evidenziato parecchie frasi, riflessioni che mi hanno colpito e mi hanno fatto riflettere, come quel discorso che fa alla fine del capitolo “armi e morale” o sul valore che il cane ha oggi per l’uomo.

Per concludere, tirando le somme, direi che il libro mi è piaciuto e sono contenta di averlo finito e di non essermi arresa nonostante le difficoltà iniziali: è stata un’esperienza intensa che mi ha aperto la strada a letture un po’ più serie, diciamo da grande.

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