Alcuni sprazzi birbanti di vita

di Rebecca Giusti

Che sia sul mare mentre mangio taralli, con troppo vento per stare in costume ma con troppo caldo per coprirsi con una maglietta, che sia alla stazione di Pisa Centrale da sola in una domenica settembrina mentre torno a casa, che sia in una città in Spagna sopra una bicicletta a guardarmi intorno stupita di vedere tutto ciò che vedo, ci sono momenti in cui sembrerebbe, ad un occhio non attento, che si possa vivere per sempre. Che tutto ciò che faremo, che concluderemo, che ci andrà male, che non faremo, siano il perno che tiene incollato il mondo. Forse è un sentimento giovanile, forse è qualcosa che dura per tutta la vita, forse sono sprazzi sparsi di vita che, birbante, ci si palesa davanti, come se si restasse incantanti a volte che quelli con cui vediamo il mondo siano davvero i nostri occhi, che non potremo mai vedere niente in un modo che non sia il nostro e saremo per sempre la nostra unica realtà. Una nostalgica tristezza ti avvolge e poi, con passo lento, rimonti sulla bici, pedalando verso ciò che aspetterà in futuro, continui a mangiare taralli assorta o entri nella stazione per arrivare al binario in tempo.

 

Trudy, una lampadina a New York

Un’ipotetica intervista ad una donna che dipinge

di Rebecca Giusti

Trudy Benson è mora, con capelli fino alle spalle e si veste con colori basici. Sembra essere l’alterego di una delle forme colorate riprodotte sulle sue esuberanti tele, che, come spiegherò meglio in seguito, sembra che vogliano farmi un lungo discorso o urlarmi di andarmene con colori che sono pugni, quando cammino dentro il suo studio a New York.

Il suo appartamento di Brooklyn è spazioso, è la classica immagine di un’open space dove ci sono circa cinque tele per “stanza”, se così si possono chiamare i luoghi senza porte in cui ha organizzato tutta la sua vita. Mi prepara un caffè con la moka rossa, dello stesso colore del quadro a metà che le sta vicino alla gamba su un cavalletto un po’ rovinato. Lei è accogliente, ma sembra sempre distaccata, come se mi ascoltasse con un orecchio e con l’altro sembrasse più interessata alle le vocine dei quadri che vagamente ho sentito anch’io quando sono entrata.

A Brooklyn non è bel tempo e lei sembrerebbe la ragazza dipinta nell’opera di un pittore realista (che costa milioni di dollari, perché veramente simile ad una fotografia), con l’aria annoiata ma attenta a ciò che voglio dirle, la tazzina di coccio sbeccata in mano e una finestra mezza aperta dietro, da dove sbuca il cielo coperto da nuvole passeggere. Leggi tutto “Trudy, una lampadina a New York”

Una nuvola di zucchero filato

Foto e testo di Eleonora Rugani

Un altro meraviglioso tramonto rende le nuvole rosa ed agli occhi dei più giovani la mente viaggia e si ferma al pensiero di una nuvola di zucchero filato. Tutto ciò crea uno sfondo colorato ad un piccolo alberello che, dopo un freddo inverno, torna ad avere piccole foglioline sui rami. Siamo ormai alla fine dell’inverno, la primavera sta arrivando.

Germogli di primavera

Foto e testo di Greta Moriconi

Marzo, freschezza nell’aria, il sole riflette la sua luce sui primi germogli del susino in giardino. Il candore dei petali bianchi risalta tra le verdi foglie rigogliose, che diventano protagoniste di questo straordinario clima così solare e semplice, eppure meraviglioso.